Non è corretto attribuire a Elly Schlein la responsabilità della debacle del Partito Democratico alle ultime elezioni amministrative secondo Giovanni Orsina. Intervenuto sulle pagine de La Stampa, il politico ha acceso i riflettori sulle difficoltà della sinistra a livello internazionale. Dalle elezioni greche a quelle spagnole, le forze politiche progressiste sono affette da un malessere. E l’esperto ha le idee chiare: “Sono affette da un malessere soprattutto culturale”.
Per Orsina il progressismo è sì culturalmente egemone, ma a questa egemonia non corrisponde la capacità di elaborare un pensiero adeguato alla nostra epoca: “Un’incapacità che rende il predominio sterile ma anche, paradossalmente, più visibile e irritante di quanto non sarebbe altrimenti”. Il giudizio del politico è tranchant, la cultura progressista ha perso in larga misura il contatto con la realtà: “Si è molto concentrata sui propri valori, su come riteneva che la realtà dovesse essere in astratto, e si è troppo spesso dimenticata di descriverla, comprenderla e concettualizzarla, invece, per com’è in concreto. Sia chiaro: il desiderio di cambiare il mondo, l’enfasi su quel che si vuole costruire domani piuttosto che su quello che si ha oggi, appartiene da sempre al progressismo. Che del resto non si chiama così per caso. In altri momenti storici, tuttavia, fra realismo e tensione ideale c’è stato assai maggior equilibrio. Allora le forze politiche di sinistra erano capaci eccome di mordere la realtà – anzi, la mordevano meglio di chiunque altro. Oggi non è più così”.
Orsina: “Sinistra incapace di leggere la realtà”
Tornando sulla politica italiana, per Orsina la segretaria dem Schlein non può avere colpa se le elezioni amministrative sono state vinte dal centrodestra. Piuttosto, sarebbe lecito domandarsi di che tipo di cultura sia portatrice, cioè se sia la persona datta a ricostruire il legame tra progressismo e realtà. Perentorio il politologo. “Almeno per quel che si è sentito finora, temo che la risposta a questa domanda debba esser negativa: il mondo mentale di Schlein appare largamente dominato dalle petizioni di principio. E non è questione di radicalismo. Certo, per i riformisti è più facile essere realisti, ma questo non vuol dire che non possano esserlo anche i radicali. Alcuni grandi momenti della storia della sinistra sono stati segnati dalla compresenza di realismo e radicalismo”. Due esempi su tutti, la posizione sulla guerra in Ucraina e sul termovalorizzatore a Roma, ambiguità innegabili.