A Sant’Antimo, in provincia di Napoli, don Salvatore Coviello racconta di Giulia Tramontano, quella giovane mamma che lui stesso aveva battezzato: “Mi viene in mente tutta la trepidazione, la responsabilità dei suoi genitori. Loro hanno espresso la volontà di educare cristianamente la propria figlia”. “Ho provato un senso di sgomento e di comunione con la famiglia che è passata da un senso di speranza ad un senso di dolore e di sconfitta. Mi sono messo in comunione con loro affinché questa speranza fosse affievolita e non morta. La morte per noi apre alla speranza e alla vita nuova”.
A Ore 14, il parrocco prosegue: “Quello che è stato fatto a Giulia non è umano, non è umano mai usare violenza. E lo è meno usare violenza nei confronti di persone deboli. E noi ci troviamo di fronte alla violenza su due persone deboli. Quel bambino era una persona. E usare violenza contro le persone che non hanno possibilità di vita non è umano. Speriamo che lui ci rifletta. Usare violenza nei confronti di persone che si fidano di te è inconcepibile. Questa è una sconfitta della paternità, della genitorialità, della relazione”.
Giulia Tramontano, il parroco: “Immagino la gioia dei genitori, era il primo nipote”
Don Salvatore Coviello, a Ore 14, rivela di aver contattato la famiglia di Giulia Tramontano: “Ho sentito il papà qualche giorno fa e poi dopo la notizia dell’omicidio. Inutile dire come loro stiano: sopravvivono. Il silenzio di Dio, che non dice, ci dà la forza di andare avanti per dare valore a questa morte. È il frutto di una scelta brutta di questa società. Questa è la chiesa di riferimento della famiglia, lo avrebbero battezzato qui. Io immagino Giulia e il papà Franco e la mamma Loredana, la gioia che avrebbero provato. Era per loro il primo nipote”.
Secondo il sacerdote che conosce bene la famiglia Tramontano, “Questa società dell”io’ che non dà spazio al ‘tu’, all’altro. Il ‘tu’ non è qualcuno con cui collaborare ma qualcuno su cui prevalere, da sopraffare. Dobbiamo lavorare per la costruzione di un ‘noi’ che ci faccia lavorare insieme”.