Nello stretto di Taiwan è stata sfiorata una collisione tra una nave militare cinese e un cacciatorpediniere Usa. A riportarlo è il sito canadese Global News: un suo giornalista partecipava alla missione congiunta con gli Usa nelle acque del Mar meridionale cinese. Come ricostruito dal sito web, la nave cinese ha accelerato, rischiando lo scontro con la prua del cacciatorpediniere USS Chung-Hoon. La manovra è stata definita “non professionale” dal comandante della nave canadese HMCS Montreal.
La nave cinese ha variato la sua rotta, notificando alla nave Usa di spostarsi per evitare la collisione. A loro volta gli americani avrebbero risposto con la richiesta di allontanarsi ma non avendo ottenuto quanto chiesto, si sarebbero dovuti spostare per evitare la collisione. a loro volta avrebbero chiesto ai cinesi di allontanarsi, alla fine hanno dovuto cambiare rotta per evitare la collisione. Il comandante canadese, il capitano Paul Mountford, ha parlato di un incidente “chiaramente provocato dai cinesi. Il fatto che sia stato annunciato via radio mostra chiaramente che fosse intenzionale”.
Usa: “Conflitto nello stretto sarebbe devastante”
Dopo la collisione sfiorata tra la nave militare cinese e il cacciatorpediniere Usa, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin ha parlato di un conflitto che sarebbe “devastante” nello stretto di Taiwan. Intervenuto al Shangri-La Dialogue, nel corso della conferenza sulla sicurezza a Singapore, ha spiegato che “La sicurezza delle rotte commerciali e delle catene di approvvigionamento globali dipende da questo. Così come la libertà di navigazione in tutto il mondo. Non commettete errori: un conflitto nello Stretto di Taiwan sarebbe devastante”, con tanto di messaggio alla Cina.
Gli Stati Uniti vorrebbero mantenere la pace e la sicurezza nell’area. Austin ha proseguito definendo gli Usa “determinati”, “così come un certo numero di altri Paesi in tutto il mondo, il cui numero continua a crescere”.Il capo del Pentagono si è comunque detto “profondamente preoccupato” che Pechino “non sia disposta a impegnarsi più seriamente per migliorare i meccanismi di gestione delle crisi“.