Un recente studio finanziato e condotto dal colosso della tecnologia Microsoft, nella sua divisione canadese, ha confermato la tesi sull’attenzione parziale dell’autore e ricercatore italiano Alberto Contri, espressa nel 2017 all’interno del suo libro “McLuhan non abita più qui”. Contri prima, e Microsoft ora, hanno appurato come a causa della sempre maggiore diffusione delle tecnologie, ed in particolare dei social, le persone siano sempre più distratte.
Con attenzione parziale, infatti, si intende la sempre più frammentaria e ridotta capacità di rimanere concentrati sulle cose minori, in cerca di uno stimolo che viene fornito dai propri cellulari, ormai compagni fidati della maggior parte della popolazione mondiale. Sempre più persone, inoltre, specialmente tra i più giovani, ritengono che il cellulare sia in cima alla piramide delle necessità personali e non si allontanano di casa senza, anche a costo di tardare un appuntamento per ricaricarlo brevemente. E se da un lato l’attenzione parziale riduce di gran lunga la capacità di comprendere ed assimilare un messaggio, anche importante, dall’altro provoca tutta una serie di problemi legati all’isolamento sociale.
Gli studi sull’attenzione parziale: “Soglia calata da 12 ad 8 secondi”
Insomma, la tesi dietro all’attenzione parziale riguarda la sempre minore capacità, causata dalle tecnologie e dai social, delle persone di rimanere concentrate a lungo su un singolo stimolo. Quando venne formulata da Contri nel suo libro del 2017 si trattava, però, di assunti teorici, che ora grazie allo studio di Microsoft sono stati concretamente dimostrati, con il favore dei numeri e delle ricerche sul campo.
Microsoft, infatti, per dimostrare l’attenzione parziale ha preso in esame 2.000 giovani ed adulti canadesi, controllando la loro attività cerebrale con un elettroencefalogramma. Grazie ai dati raccolti, si è dimostrato come dal 2000 la soglia dell’attenzione delle persone sia diminuita da 12 secondi agli 8 attuali. L’altra faccia della medaglia dell’uso sempre più diffuso dei social, infatti, è che le persone hanno sempre “qualcosa” da fare, o con cui ingannare il tempo, chiudendosi nel loro mondo di post e like anche per attendere, pochi minuti, l’arrivo di un bus, o la coda in un negozio. Chiusura causata dall’attenzione parziale, che nel frattempo riduce le interazioni umane, portando alla già dimostratamente diffusa sindrome da isolamento sociale.