“Mai Carlomagno e Orlando, gli uomini delle crociate, monsignor Goffredo di Buglione, mai san Luigi e nemmeno il sire di Joinville l’avrebbero abbandonato. Mai i nostri francesi l’avrebbero rinnegato. San Luigi, re di Francia, san Luigi dei Francesi. Mai san Dionigi e san Martino, santa Genoveffa e sant’Aignan, mai sant’Ouen l’avrebbero abbandonato. Mai i nostri santi l’avrebbero rinnegato. Erano santi che non avevano paura”.
Così Charles Péguy, per bocca di santa Giovanna d’Arco, in una pagina indimenticabile dei suoi Misteri. E sono parole che ti tornano alla mente, riemergono da antiche letture e acquistano un significato nuovo in questo lunedì di Pentecoste a Chartres. I ragazzi cominciano ad arrivare verso le tre del pomeriggio e si fermano nel piazzale antistante la cattedrale, in una selva di croci e di bandiere, l’oro dei gigli di Francia e il rosso del Sacro Cuore, sono stanchi e impolverati, i volti stravolti, ma pieni di un entusiasmo, una gioia, che non si vedono tanto spesso nei ragazzi di oggi.
Quella che si nota nei loro occhi è anche la fierezza di camminare nel solco di chi li ha preceduti, di aver ricevuto la consegna di una Tradizione – spirituale e liturgica, ma anche civile e culturale – che sono ben decisi a custodire e a trasmettere alle generazioni che verranno dopo di loro. Hanno camminato per tre giorni, da Parigi a Chartres, e oggi si conclude questo grande appuntamento annuale, il pellegrinaggio Notre Dame de Chrétienté, che da quarant’anni mobilita migliaia di ragazzi legati alle comunità che seguono nella liturgia il rito romano tradizionale.
Si sono radunati presso la chiesa di Saint Sulpice, nel centro di Parigi, e poi hanno percorso tre tappe, 40 chilometri i primi due giorni e 20 chilometri il terzo giorno, fino a scorgere le guglie della cattedrale. Una grande fatica, si dorme poco, si mangia poco, ci si lava poco. Ma si restituisce la fede dei pellegrini e dei cavalieri della dolce Francia medievale ai sentieri scristianizzati della Francia di oggi.
Quest’anno, poi, il pellegrinaggio a Chartres ha assunto davvero un significato storico, per la partecipazione senza precedenti: le iscrizioni, infatti, sono state chiuse anzitempo, una volta raggiunto il numero straordinario di 16mila iscritti. Di questi, oltre un migliaio arrivano da altri Paesi, Italia compresa. Una colonna in marcia di cui non si scorge la fine, composta di ragazzi in short e maglietta (e ogni sorta di cappelli per evitare le insolazioni), accompagnati da un gran numero di sacerdoti in abito talare, giovani anch’essi. I media della laicissima République non sono mai stati particolarmente interessati a questo evento, così lontano dagli schemi della società di oggi, eppure quest’anno, davanti a un vero e proprio esercito che si è messo in movimento, non senza una indispensabile e complessa logistica, anche gli organi di informazione nazionali non si sono potuti voltare dall’altra parte. Anzi, qualche volta, da parte dei giornalisti, la chiusura ideologica sembra aver lasciato il posto a un sincero stupore: i cattolici praticanti, in Francia come altrove, sono sempre più ridotti al lumicino, eppure qui c’è una colonna interminabile di giovani che marciano, cantano, pregano insieme e partecipano a riti di intensa sacralità celebrati e cantati in lingua latina.
Chartres, meraviglia dell’arte sacra medievale, è un antico centro di devozione mariana, ma colui che ha riscoperto e riportato in auge il pellegrinaggio a Chartres è stato appunto lo scrittore Charles Péguy; dopo di lui sono venuti i pellegrinaggi studenteschi a partire dagli anni Trenta e, infine, negli anni Ottanta, ha preso corpo il pellegrinaggio Notre Dame de Chrétienté, nato e cresciuto all’insegna della Tradizione. Oggi in cattedrale si celebra la messa solenne di conclusione del pellegrinaggio e il tempio è gremito di ragazzi, giovani famiglie, bambini, tutto un mondo che vive la fede nella società contemporanea e chiede alla Chiesa la libertà di poter continuare a fare l’esperienza del cristianesimo al ritmo della liturgia tradizionale.
La messa è bella e solenne e fa immediatamente intendere a chiunque per quale scopo gli uomini del Medioevo abbiano eretto questo gioiello di pietra, ornato da vetrate di un blu mai visto prima. Il vescovo della diocesi di Chartres, mons. Philippe Christory, che ha pure percorso un tratto di strada insieme ai pellegrini, vi assiste dal presbiterio. Quando tutto è concluso, ti ripassano accanto, con quei volti, con quella selva di croci e bandiere. E ti viene un groppo alla gola. E, anche se non hai camminato tre giorni insieme a loro, sei felice e fiero di esserci stato anche tu, a Chartres, il lunedì di Pentecoste del 2023.
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