“Sto bene. Avevo bisogno di staccare da quella vita frenetica, un po’ schizofrenica. È stato un momento stregato: gli stadi vuoti, una sensazione di solitudine che mi avvolgeva. Era tutto vuoto, tutto rimbombava troppo. Dovevo mettere un muro tra me e quel silenzio”, così Cesare Prandelli ai microfoni del Corriere della Sera: “Ora sto molto bene, seguo sempre il calcio, con passione. Ma non ho pensato neanche per un secondo di tornare ad allenare. Basta, fine”.
L’ex commissario tecnico della Nazionale italiana ha ripercorso la sua decisione di non allenare più dopo aver affrontato un momento delicato, sottolineando di essere comunque disponibile a restare nel mondo del calcio: “Vorrei fare qualcosa ancora ma non l’allenatore. Mi sono reso conto che ero arrivato: generazioni diverse, gestioni diverse, programmi diversi. Ho avuto la sensazione che qualsiasi cosa proponessi ricevevo parole brutte e stavo sul cavolo a tutti. Sono fuori tempo massimo, probabilmente. Capita”.
Cesare Prandelli e il suo addio al calcio
Cesare Prandelli è tornato su quel Sampdoria-Fiorentina del febbraio 2021, con la spaventosa sensazione di vuoto provata: “Mi è mancato il respiro per dieci secondi”. Un vuoto nero, un gorgo di nulla ha spiegato il tecnico, che ha tenuto a precisare che il calcio non può fare male: “Fa bene ai bambini che cominciano a giocare, che iniziano a sognare e hanno una grande passione. Ecco io vedo ancora il calcio come la somma di entusiasmo, passione, sogno”. Cesare Prandelli ha poi parlato di chi gli è stato più vicino in quel periodo complicato e ha tenuto a fare alcuni nomi in particolare: “Tantissimi giocatori che ho avuto alla Fiorentina per cinque anni dal 2005 al 2010. Colleghi tanti, ma devo dire quello che mi ha sorpreso per la straordinaria umanità, è stato Antonio Conte. Poi anche Gasperini, Stefano Pioli”.