es sta puntando tutto sull’innovazione dei sistemi basati sull’intelligenza artificiale generativa. Il Ceo Adam Selipsky ha rilasciato un’intervista al quotidiano francese Le Figaro, nella quale ha esposto i nuovi progetti per il futuro, ma ha anche avvertito, con tono critico, in merito ad una certa mancanza di correttezza da parte di alcuni concorrenti che potrebbe ripercuotersi sulla sicurezza degli utenti. Secondo Selipsky infatti, il passaggio globale dei dati dai server al cloud potrebbe non garantire sufficiente protezione della privacy, se non si interviene con una legge che dovrà controllare tutte le procedure.
Inoltre il manager ha affermato che bisognerebbe anche tracciare la filiera di appovvigionamento dei chip, per verificare la compatibilità ambientale in base alle nuove regole sulle energie rinnovabili. AWS, Amazon web Services, rappresenta i tre quarti di tutto il fatturato del gigante big tech americano, la compagnia intende investire nell’intelligenza artificiale generativa moltissime risorse, spega Selipsky che “sarà una completa rivoluzione per tutto il settore. L’uso di queste tecnologie trasformerà la maggior parte delle applicazioni utilizzate dalle persone“.
Intelligenza artificiale, cloud (Amazon) “Vigilare per evitare concorrenza sleale”
Il Ceo di Amazon Web Services parla dell’intelligenza artificiale generativa, e di strumenti come ChatGpt, dicendo che saranno utilizzati in futuro per stravolgere gran parte delle attività digitali conosciute oggi. Ci sono però alcune regole da non perdere di vista per proteggere gli utenti, soprattutto la privacy dei loro dati, quando tutti passeranno all’uso dei cloud al posto dei server fisici. Ma anche nelle applicazioni che genereranno testi immagini e contenuti occorrerà vigilare per evitare una concorrenza sleale.
“Nel nostro settore se non garantiamo lo stesso livello di sicurezza non possiamo essere competitivi“, dice Selipsky, per questo “dobbiamo sapere esattamente quali saranno i regolamenti, che dovranno essere chiari ed uguali per tutti“. Anche i fornitori di chip quindi dovranno essere adeguatamente controllati, perchè “il bisogno di avere processori sempre più veloci potrebbe diventare un problema, non solo competitivo, ma anche ambientale se le aziende produttrici non si adeguano alla transizione energetica“.