Il caro bollette è momentaneamente evitato. Manca poco, però, per tornare alla normalità ovvero a un andamento dei prezzi delle nostre bollette più altalenante e molto probabilmente più alto. L’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera), nel suo ultimo comunicato stampa diffuso ad inizio settimana, riporta: «Sostanziale stabilità per la bolletta gas della famiglia tipo in tutela per i consumi di maggio, segnando un -0,2% rispetto ad aprile.
Il leggero calo, pur in presenza di un prezzo medio all’ingrosso nello scorso mese in riduzione, tiene conto del graduale azzeramento della componente di sconto UG2 (“decreto bollette” DL 34/2023), utilizzata nell’ultimo anno a beneficio dei consumatori per compensare gli aumenti nei momenti dei prezzi gas più elevati». Burocratese a parte, nella pratica, quella compensazione tra il «cosiddetto prezzo medio» e «l’azzeramento della componente di sconto UG2» è ormai giunta al termine che, tradotto, indica lo stop ai precedenti provvedimenti messi in capo dai singoli esecutivi in contrasto al rincaro della componente energetica.
In base a recenti rilevazioni è possibile riportare l’evoluzione dell’intera spesa sostenuta in questi ultimi anni. Lo scorso ottobre, l’Ufficio Studi della Cgia di Mestre pubblicava un proprio studio sottolineando già nel titolo – “Aiuti contro il caro bollette: solo Francia e Germania hanno speso più di noi” – come l’Italia e il suo Parlamento abbiano realizzato meno rispetto (periodo settembre 2021-ottobre 2022) ai nostri più diretti Paesi competitors: «Per contrastare il caro bollette, nell’Ue a 27 solo gli esecutivi di Germania e Francia hanno stanziato in termini assoluti più risorse di quelle messe in campo dal governo Draghi. Se tra settembre 2021 fino ad ora Berlino ha approvato una spesa in più anni pari a 264,2 miliardi di euro, Parigi, invece, ha destinato 71,6 miliardi, mentre il Governo Draghi ne ha erogati 62,6 miliardi».
A distanza di qualche mese, sempre impiegando la medesima fonte dati (Bruegel), lo scenario è decisamente mutato riscontrando, infatti, non solo un riavvicinamento ai primi posti tra i maggiori “offerenti”, ma, bensì, l’occupazione dell’ambito secondo posto (rispetto al precedente terzo gradino) dopo la Germania. Con una spesa di oltre 99 miliardi pari a un impatto diretto sul Pil del 5,6%, l’Italia, scalza la Francia e, fatte le dovute (e ovvia) proporzioni con l’economia tedesca, può sicuramente sincerarsi di aver fatto un buon lavoro. Da primo posto.
Oggi, si potrebbe sostenere che i precedenti interventi da parte del Governo (ciascun Esecutivo per la sua quota parte) possano aver rappresentato una sorta di “salvataggio” dovuto a seguito del drammatico conflitto Russia-Ucraina: e così, di fatto, è stato. Sempre oggi, però, alcuni potrebbero anche sostenere che l’ormai imminente interruzione del sopracitato sconto (e compensazione) in bolletta sia imputabile all’attuale Governo in carica. Questo, purtroppo, non coincide con la realtà. La realtà, infatti, vede un illustre interlocutore “sopra la parti” che, spesso, molto spesso, detta le condizioni a tutti i partecipanti al tavolo di gioco. Oggettivamente a questo interlocutore non se ne può fare una colpa: lui stesso, per suo conto e per le sue specifiche responsabilità, deve far quadrare il proprio bilancio. Per fare questo, doverosamente, induce, suggerisce, raccomanda i suoi diretti player a dover seguire (talvolta non troppo) le indicazioni emanate.
A ben vedere, tornando indietro di qualche settimana, a maggio, nella sua consueta pubblicazione periodica, questo perentorio osservatore, ha diramato le più aggiornate e recenti volontà. Obbligatoriamente, in questa nostra sede, ci soffermeremo unicamente all’aspetto “caro bollette”. La Commissione europea, ossia l'”entità” da noi finora richiamata, ha rivolto ai propri destinatari (rif. Paesi europei) le cosiddette raccomandazioni. Queste ultime, per il biennio 2023 e 2024, in tema di sostegno all’energia, vedono la medesima forma (identica) utilizzata in capo a Francia, Germania, Spagna, Portogallo e Italia ovvero: «eliminare gradualmente entro la fine del 2023 le vigenti misure di sostegno connesse all’energia, usando i relativi risparmi per ridurre il disavanzo pubblico; qualora nuovi aumenti dei prezzi dell’energia dovessero richiedere misure di sostegno, provvedere a che queste mirino a tutelare le famiglie e le imprese vulnerabili, siano fiscalmente sostenibili e preservino gli incentivi al risparmio energetico».
Preso atto di questo è inconfutabile come l’onere del mancato mantenimento delle finora giuste, doverose, e senza alcun dubbio già rimpiante misure di sostegno, sia attribuibile ad altri e non al Governo. L’Italia, come altri Paesi, deve solo eseguire. Punto.
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