Correva l’anno 2011. Al termine del G20 di Cannes, l’allora premier Silvio Berlusconi uscì con una frase passata alla storia: “Crisi da noi? Ma se i ristoranti sono pieni…”. Una settimana dopo il Cavaliere era costretto a dimettersi e Confcommercio segnalava la chiusura dell’esercizio annuale in profondo rosso, con la perdita di circa novemila ristoranti: la crisi era conclamata.
Quelle circostanze sono state recentemente rispolverate da Vincenzo Visco, ex ministro delle Finanze in tre governi di centrosinistra, in riferimento al traino dell’economia generato dall’industria del turismo. Il Visco-pensiero sostiene che il settore effettivamente “tira”, ma vale poco perché composto da “piccolissime aziende familiari”, con “lavoratori che hanno retribuzioni ancora al di sotto della soglia vitale; i soldi si fanno altrove, è la tecnologia il motore dei grandi utili”.
«Non so dove Visco assuma i dati sui quali fonda il suo ragionamento – commenta infastidito Graziano Debellini, presidente di TH Group, uno dei più importanti operatori del turismo leisure italiano -. Ma in ogni caso direi che sarebbe il caso di fare un po’ di chiarezza: una cosa è dire che il turismo costituisce oggi il più sostanzioso traino per la costruzione del valore italiano, un’altra è dire che, visti gli imponenti numeri dei turisti durante i ponti primaverili o le massicce prenotazioni per la prossima estate, crisi e inflazione sono solo un ricordo».
Cioè? Crisi e inflazione resistono, ma non influiscono nelle scelte dei turisti?
Non lo dico io, lo certificano i numeri, a dimostrazione che il turismo è un bene essenziale, e come tale dovrebbe anche rientrare nel paniere dei consumi. La crescita del settore è evidente: lo scorso dicembre l’Istat confermava il +0,5% trimestre su trimestre e +2,6% sul 2021, con una crescita acquisita nell’anno pari al 3,9%, il tutto proprio grazie alle performances del turismo. Veniamo a tempi più recenti: l’ultimo studio di Unioncamere Lombardia, ad esempio, evidenzia per il primo trimestre 2023 una crescita del fatturato dei servizi dell’8,5% rispetto allo stesso periodo del 2022, con un aumento significativo delle attività di alloggio e ristorazione, +18% su base annua. Non è un caso isolato, anzi: succede praticamente in tutte le regioni. Vero è che il nostro sistema socio-economico potrebbe fare prossimamente un ulteriore salto di crescita proprio grazie al turismo estivo, previsto in ulteriore exploit, e potrebbe portare il Pil ad aumentare di un ulteriore mezzo punto.
Visco sostiene che per gli italiani la cosa più importante è che “i propri vizi siano fatti salvi”.
Se il fine economista si riferiva al turismo direi che avrebbe bisogno di qualche ripetizione. Dicevo che il turismo è un bene essenziale, e lo ripeto. Se le persone sono disposte a rinunciare ad altre spese non necessarie pur di concedersi una vacanza o un viaggio significa che la scala di valori va rivista. Altro che vizio, il turismo rientra a tutti gli effetti nella sfera del benessere psicofisico, serve a rigenerare le energie necessarie per affrontare la quotidianità.
L’ex ministro ha anche detto di retribuzioni sotto la soglia vitale per gli addetti del comparto.
Ancora una volta non so dove prenda i dati. Gli stipendi dei dipendenti sono regolati dai contratti nazionali, ai quali poi si aggiungono benefit e secondi welfare aziendali. È evidente, come in ogni settore, che possono esserci distorsioni o abusi, ma allora si deve parlare di anomalie o direttamente di comportamenti illeciti: se qualcuno, Visco compreso, ne ha menzione deve segnalarla agli organismi competenti. Non è l’illegalità a poter essere scambiata per norma.
Dunque, come potrebbe replicare a Visco?
Così: il turismo è il più grande giacimento italiano, è l’asset che un Paese come il nostro dovrebbe imparare a sfruttare al meglio, in modo sostenibile e rispettoso, garantendo uniformità di servizi, di qualità, e quindi di competitività. Non credo proprio che la nostra economia si debba basare sui grandi utili in capo alla tecnologia, credo piuttosto che la tecnologia e l’innovazione possano aiutare a migliorare il turismo italiano, eliminando anche le resistenze degli operatori meno strutturati, favorendo le connessioni, le reti d’impresa, la modernizzazione dei sistemi. E credo nella forza del nostro turismo, che pur frammentato e dimenticato dai grandi disegni di resilienza, dimostra ancora una volta di essere un incredibile volano sempre pronto a rimettersi in moto.
(Alberto Beggiolini)
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