Nella giornata di oggi in sede del Consiglio Affari Interni dell’Unione Europea si è discusso dell’accordo sul migranti, in merito al quale Matteo Piantedosi, Ministro degli Interni italiano, ha espresso una notevole perplessità e preoccupazione. In generale, il sentimento dell’Europa sull’accordo sembra piuttosto positivo, ad eccezione della Polonia che avrebbe rifiutato l’idea di una quota di solidarietà da versare obbligatoriamente.
Per comprendere la reticenza di Piantedosi sull’accordo europeo sui migranti, occorre innanzitutto comprendere i contenuti della bozza della riforma. In particolare, sarebbe stata esclusa l’ipotesi di un ricollocamento obbligatorio dei richiedenti asilo, ma a patto di quella definita “solidarietà obbligatoria” che consisterebbe in un pagamento da parte dei paesi che non accettano migranti. Inoltre, verranno introdotte le “procedure di frontiera“, che daranno ai paesi di prima accoglienza maggiori responsabilità ed obblighi verso i migranti. Dovrebbe esserci anche un tetto massimo annuale di accoglienza, oltre al quale non si è costretti ad accogliere. Piantedosi avrebbe visto nella maggior parte dei punti dell’accordo diverse criticità, a partire proprio dal concetto di solidarietà.
I dubbi di Piantedosi sull’accordo migranti
Insomma, inutile sottolineare come le discussioni sull’accordo migranti dell’UE siano solamente appena cominciati, con il Ministro Piantedosi che promette di fare da ago della bilancia nella trattativa. In conferenza stampa ha dichiarato che “intendiamo assumere una posizione di responsabilità verso i cittadini italiani [ed] europei ai quali non possiamo proporre una riforma che sarebbe destinata nei fatti a fallire“.
“Nei termini in cui ci sono state presentate le ultime proposte negoziali”, spiega ancora Piantedosi, “riteniamo che ci siano ancora molte cose da fare”. Critico, in particolare, sul merito della solidarietà, perché “a fronte di un drammatico aumento dei flussi nel Mediterraneo centrale la redistribuzione dei migranti tra gli altri Paesi europei è stata di meno di 1500 persone, che è ben al di sotto dei pur limitati impegni assunti ed è un sintomo di fallimento del principio di solidarietà“. Centrale, nelle idee di Piantedosi, è “una forte azione esterna dell’Unione” con i paesi di partenza dei migranti. Secondo lui, inoltre, occorre fissare il tetto a 20 mila posti, al massimo raddoppiabili.