Tunisia, nonostante gli sforzi da parte dell’Europa sembra ancora lontano l’accordo finale per l’accettazione prestito del FMI Fondo Monetario Internazionale, per il quale anche il governo italiano si sta impegnando nelle azioni dipomatiche al fine di trovare al più presto una soluzione. Ma come riporta anche il quotidiano francese Le Figaro, il presidente Kais Saied resta contrario ad una sottomissione che lo costringerebbe ad intraprendere azioni di riforma soprattutto sul piano sociale. In particolare tra i principali ostacoli ci sarebbero la futura abolizione di sussidi per i beni di prima necessità e soprattutto un netto taglio della spesa pubblica.
Per questo il capo di stato ha dichiarato di voler piuttosto “imporre una maggiore tassazione per i cittadini più ricchi, al fine di recuperare fondi pubblici dal fisco“. Saied quindi continua a dichiararsi “difensore del popolo” ricordando come una misura simile nel 1984 abbia comportato danni irreversibili e aumentato la povertà delle fasce più deboli, e affermando “mi rifiuto di appoggiare il ‘diktat’ del FMI, la Tunisia deve fare affidamento solo su sè stessa“.
Tunisia accordo FMI, Italia e Francia negoziano per evitare nuovi flussi di migranti
Sulle posizioni del presidente tunisino Saied, contrario all’accettazione delle regole imposte dal FMI e subordinate all’erogazione di un prestito per risollevare l’economia e il debito pubblico del paese, è intervenuto anche Macron dichiarando alla stampa francese che “l’FMI non sta imponendo riforme. È stato il governo tunisino a presentare queste proposte e ha incluso queste misure nella legge finanziaria del 2023 promulgata da Kaïs Saïed“, aggiungendo anche che il mancato accordo sarebbe frutto di “incomprensioni diplomatiche“.
La questione resta aperta, Giorgia Meloni ha annunciato un prossimo incontro ufficiale, coinvolgendo anche Ursula Von Der Leyen per cercare di convincere il presidente ad accettare le condizioni e soprattutto cooperare sulla questione migranti. Sia Italia che Tunisia infatti restano in prima linea nelle trattative soprattutto perchè temono nuove ondate di afflusso di clandestini in rotta verso l’Europa dopo le crisi che stanno coinvolgendo anche altri paesi come l’Egitto la Libia e l’Ageria .