Un farmaco contro il diabete potrebbe proteggere efficacemente dal long Covid. Stando infatti ad uno studio americano pubblicato giovedì sulla rivista scientifica The Lancet Infectious Diseases, l’assunzione di metformina riduce del 40% il rischio di riportare il long Covid dopo l’infezione. Questo medicinale, prescritto per chi soffre di diabete di tipo 2, è un farmaco economico e ampiamente disponibile. L’équipe di ricercatori, guidata da Carolyn Bramante, dell’Università del Minnesota a Minneapolis non l’ha studiato per caso. Aveva già scoperto che questo farmaco riduce anche il rischio di ricoveri e morti nei pazienti che si ammalano di Covid. In provetta, limita in maniera significativa la replicazione del virus, riducendo potenzialmente la carica virale nei pazienti. Tornando al long Covid, il trattamento è stato sottoposto ad uno studio randomizzato e controllato con placebo, protocollo sperimentale progettato per valutare l’efficacia di una terapia.
Lo studio, che si è svolto da dicembre 2020 a gennaio 2022, ha coinvolto 1.126 uomini e donne in sovrappeso o obesi di età compresa tra i 30 e gli 85 anni (vaccinati o meno) che erano appena risultati positivi al Covid per la prima volta. Per quindici giorni, metà ha ricevuto metformina e l’altra metà un placebo. Nei 10 mesi successivi, il 6,3% dei partecipanti al primo gruppo ha riportato una diagnosi di long Covid contro il 10,4% di coloro che hanno ricevuto il placebo. La capacità della metformina di inibire il virus Sars-CoV-2 «può spiegare la riduzione delle diagnosi di Covid-19 grave e long Covid osservata in questo studio», afferma David Odde, ingegnere biomedico dell’Università del Minnesota e co-autore dello studio.
“RISULTATI POTENZIALMENTE SIGNIFICATIVI” MA…
Lo studio ha confermato l’inefficacia dell’antiparassitario ivermectina e dell’antidepressivo fluvoxamina, che non hanno impedito alle persone di contrarre long Covid. Se confermati, i risultati di questo studio sarebbero «potenzialmente significativi» per la ricerca su queste sindromi persistenti, commenta il professor Jeremy Faust della Harvard Medical School. Inoltre, ritiene che gli autori abbiano dato «forse inavvertitamente, un importante contributo all’epistemologia medica. Se una nuova malattia è stata sufficientemente ben caratterizzata dai clinici da poter essere modificata con successo da un trattamento rispetto a un placebo, allora l’entità deve, da un punto di vista pratico, esistere davvero. In altre parole, un trattamento può essere efficace solo se esiste qualcosa da trattare».
D’altra parte, la metformina non è stata testata come trattamento su persone che soffrono già di long Covid. Il limite principale di questo studio, spiega Benjamin Davido, «è che non tiene conto del profilo tipico che sviluppa long Covid, cioè un individuo piuttosto giovane e senza comorbidità», perché sono state prese in considerazione solo persone sovrappeso o obese con pre-diabete, per le quali la metformina agisce come agente antinfiammatorio. Dimostra così che «quando trattiamo un fattore di rischio, in questo caso il pre-diabete, riduciamo il rischio di complicazione della malattia». In altre parole, la metformina può contribuire ad alleviare il carico che potrebbe rendere i pazienti più vulnerabili alle infezioni. L’infettivologo ha poi avvertito: «Non c’è alcuna prova che non sia dannoso» l’uso di un antidiabetico, anche se considerato sicuro, per persone che di solito non ne hanno bisogno.