Durante la puntata odierna di Diario del giorno, in onda in calce al Tg4, è intervenuto il professor Raffaele Morelli, psichiatra e psicoterapeuta, che ha riflettuto attorno alla questione degli youtuber che hanno centrato, con la Lamborghini in affitto, la Smart, uccidendo un bambino di 5 anni. Dai primi rilievi risulta che l’auto viaggiasse attorno ai 110 km orari, in una via in cui il limite era dei 30 orari, tutto durante una challenge che consisteva nel guidare ininterrottamente per 50 ore.
Secondo il professor Raffaele Morelli la riflessione più importante da fare attorno alla tragedia e al triste prologo che ha avuto (ovvero la challenge fatta per diventare, in qualche modo, famosi online) ruota attorno a “com’è la vita virtuale”. Secondo lui, infatti, “i social sono lontani dalla realtà. Ti fanno immaginare di essere in un mondo dove si può tutto, dove non ci sono emozioni, sentimenti e non c’è vita, non c’è morta. È la casa del banale. Più il virtuale prende il sopravvento, più crediamo di esistere in un mondo dove l’altro non c’è. E questo inizia per il fatto che la nostra cultura è diventata tutta esterna. Tutta esterna. Non ci sono sacrifici da fare. È tutto qui, subito, alla portata di mano, tutto e subito. Lo facciamo adesso e lo facciamo per voi”, dicono i giovani, tra cui gli youtuber che hanno ucciso il bambino di 5 anni, secondo il professor Raffaele Morelli, “e io esisto sempre meno”
Raffaele Morelli: “I giovani vivono in un mondo irreale, sono figli di TikTok”
Andando avanti nella sua riflessione, il professor Raffaele Morelli sostiene che “vivono soltanto nel mondo irreale“, dei social e di TikTok. Per loro, “il tema di fondo è che io esisto in TikTok, non importa cosa faccio o cosa ho fatto. I vostri figli a casa”, lancia un monito ai genitori, “dopo un po’ sono figli di TikTok, non sono più vostri. Ecco perché bisogna creare una distanza. Bisogna chiarire che la mamma non è d’accordo”.
Complessivamente, infatti, per il professor Raffaele Morelli, “non possiamo tollerare che i nostri ragazzi al sabato sera escono e riempiono i pronto soccorsi perché bevono, e finiscono in coma etilico. Non possiamo tollerare che aumentano i suicidi giovanili in modo sproporzionato. Non possiamo tollerare che l’autolesionismo e i disturbi alimentari sono in grande crescita, perché significa che i nostri adolescenti sono in qualche modo collocati in un ambito dove non sanno collocarsi“. Mentre, in generale, il professor Raffaele Morelli spiega che i giovani non hanno più coscienza del mondo reale, in una contesto in cui “la relazione ormai è solo virtuale, non è più reale” e che diventa ancora più dannosa quando è virtuale anche con i genitori.
I consigli di Morelli ai genitori: “Affetto, autorità e creatività”
“Loro vivono con la telecamera addosso”, spiega ancora il professor Raffaele Morelli, “quindi la relazione non è con la realtà, col corpo, con ciò che accade, con il dolore. In qualche modo viene annientata l’emotività, l’affettività. Anche mentre educhiamo i nostri ragazzi a certi atteggiamenti, [con i social] tutto ciò che è reale viene negato, e rimane solo la bolla in cui nessuno mi più toccare. L’importante è ridere”.
“Tutto porta in una dimensione che è irraggiungibile”, avverte Raffaele Morelli, suggerendo anche le chiavi per aprire questo mondo: “L’affetto, l’autorità e la creatività”. Secondo lui, inoltre, “una madre e un padre vedono cosa fanno i figli ma pensano che siano una bravata e non dicono nulla. Se dicessero qualcosa, si creerebbe una frattura nei ragazzi, capirebbero che forse qualcosa non va. I genitori sono fatti per chiarire i limiti e i no, altrimenti è come se avallassero”. Secondo il professor Raffaele Morelli “il cellulare prima dei 12 anni non si deve dare o al massimo per pochi minuti al giorno. Soltanto nel dolore, nei rifiuti, distinguo il bene dal male, il dolore. Tenere nei cellofan i ragazzi è un rischio enorme. I genitori non devono essere moderni, perché poi nel momento di difficoltà non sanno cosa fare. L’altra cosa importante sono i talenti, la creatività”.