Le previsioni sulla prossima estate dell’industria del turismo continuano a essere più che positive. Ma l’inflazione non aiuta, e la consueta ricetta adottata dalla Bce (che ha appena operato l’ennesimo rialzo dei tassi, annunciandone già un altro per luglio, nel tentativo di frenarla almeno nella porzione core, cioè tranne energia e alimentari base) non sembra avere ancora raggiunto risultati tangibili. Se non quello, disutile, di ridurre il potere d’acquisto delle persone, con un’inevitabile ripercussione di mercato, con il calo dei consumi, mentre appare sempre più evidente che la salita dei prezzi era – ed è – dovuta a una dinamica di mercato, per niente influenzata dalle politiche monetarie.
Per il turismo, vero traino del Pil italiano, un segnale d’allarme sta arrivando dalla Spagna, che insieme alla Grecia è una delle mete outgoing preferite dai viaggiatori del Belpaese. Il portale iberico Preferente.com parla di un “blocco delle prenotazioni che da più o meno un mese si registra in tutto il mondo, nonostante la crescente vicinanza all’alta stagione”. Il sito si basa sulle affermazioni dei vertici di grandi società di intermediazione turistica e dei titolari di catene, anche se tutti concordano nella speranza che nei prossimi giorni “comincerà a registrarsi un’inversione di tendenza”.
Cosa sta succedendo? Sembra che la causa principale del rallentamento sia da cercare negli alti prezzi degli hotel e dei trasporti, spinti all’insù proprio dall’inflazione e dalle decisioni della Bce, che alzando i tassi di interesse hanno rincarato il costo del credito, pesando su operatori e consumatori. Adesso (mentre alcune strutture spagnole sono costrette a chiudere per la mancanza di addetti: solo nella comunità valenciana manca il 20% della forza lavoro necessaria) si confida in un risveglio delle prenotazioni, magari per un assestamento naturale, o per un adeguamento deciso dagli albergatori, sempre alle prese con il rate note, il nodo tariffe in vista dei risultati incerti della marginalità: meglio tenerle salde e preventivare stanze vuote, o abbassarle per riempirle? Sempre secondo Preferente.com, le “destinazioni concorrenti della Spagna, come Turchia, Marocco o Portogallo, hanno goduto di un livello record di vendite negli ultimi tempi, con la Grecia che ha perso un po’ di forza rispetto a quanto ha goduto fino ad ora. Restano comunque da verificare i risultati alla fine dell’estate, puntando sul last minute”.
Non solo alberghi: sotto accusa sono anche, e forse soprattutto, i rincari dei biglietti aerei, raddoppiati per mete come Malta e Cipro, +87% per la Spagna e + 86% per il Portogallo. A seguire il costo-volo per Francia (+36%) e Regno Unito (+40%). Ma è la Grecia il Paese che ha visto gli aumenti più alti per i biglietti dei voli: +143%. Un incremento che, unito ai ritocchi all’insù praticati dagli hotel, sta preoccupando gli operatori di mercato, con buona pace del ministro del Turismo ellenico, Vassilis Kikilias, che annunciava una crescita dell’incoming del 20%, che, se confermata, avrebbe portato nuovi problemi di overtourism nelle isole più frequentate, come Mikonos e Santorini.
In questa situazione, sta emergendo la sicurezza offerta dai viaggi organizzati, i famosi “pacchetti”, che per anni avevano lasciato campo aperto al fai-da-te, ma che adesso, post-Covid, stanno conoscendo nuova vita. Gli esperti del settore turistico concordano nel riconoscere una trasformazione nelle preferenze dei viaggiatori nella scelta delle proprie vacanze. A un tavolo tenutosi nell’ambito dell’evento Phocuswright Europe (appena conclusosi a Barcellona), il Ceo di Thomas Cook, Alan French, e il leader di Jumbo Tours Group, Ginés Martínez, hanno sottolineato l’importanza dei viaggi organizzati. Il francese ha sottolineato che “sono diventati un’opzione sempre più attraente per la tranquillità e la sicurezza che offrono, oltre alla possibilità di avere il supporto di esperti agenti di viaggio europei”. Un altro dei punti discussi ha riguardato l’importanza dei pacchetti dinamici, cioè quelli non fissati dal to, ma creati online taylor-self-made. Per il dirigente di Thomas Cook si tratta di una nicchia che offre grande flessibilità, ma è importante “riflettere sulle strategie di prezzo applicate da hotel e compagnie aeree e, allo stesso tempo, offrire rapidamente ai clienti un’ampia gamma di opzioni”. Le incertezze e le sorprese, in questa nuova metodologia artigianale, sono dietro l’angolo. Il pacchetto turistico classico, invece, spesso garantisce un costo fissato al momento della prenotazione: in questo caso il rischio di aumenti in corso d’opera ricade sul to, che comunque ha stipulato contratti di allotment, il vuoto per pieno, sia per hotel che per i voli, a volte charterizzati.
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