Quando nel 2019 in Argentina Alberto Fernandez venne eletto Presidente bastò solo mezz’ora per capire il gravissimo inganno perpetrato a livello nazionale: difatti nella piazza nella quale il Frente de Todos, movimento che univa peronisti e kirchneristi, festeggiava la vittoria, il neo Presidente parlò solo per pochi minuti, mentre Cristina Fernandez de Kirchner oltre mezz’ora. Fu chiaro a tutti che, sebbene solo Vicepresidente, ella avrebbe di fatto governato il Paese nel quale Alberto altro non era che un mero esecutore del suo potere. Difatti le conseguenze si videro subito, e quello che avrebbe dovuto rappresentare il mediatore di opposti estremismi all’interno dell’ideologia peronista si rivelò invece un fedele esecutore di tutto quanto veniva deciso dalla sua vice.
Il fatto è che molti della classe media abboccarono al tamburo mediatico che si era mosso contro la precedente presidenza di Maurizio Macri, facendolo colpevole di una situazione tragica che purtroppo aveva ereditato nel 2015 proprio dal Governo dell’attuale Vicepresidente.
Si vide di tutto: gruppi di attori piangenti perché il dollaro era arrivato a 40 pesos, tutti accusandolo di aver contratto un debito con il Fmi. In verità Macri aveva sì ereditato un Paese allo sfascio, ma molto lentamente (e con alcuni risultati negativi ed errori abbastanza puerili nelle sue politiche) le cose si stavano ricomponendo: di certo non si poteva pensare che in soli 4 anni la situazione si sarebbe ribaltata, ma parve esagerato (e oserei dire pure un piano studiato mediaticamente benissimo) accusarlo di malgoverno.
Non ci fu nulla da fare: pure una parte della classe media argentina gli voltò le spalle, tutta infervorata dall'”uomo nuovo”, il grande mediatore che avrebbe salvato definitivamente e in poco tempo il Paese con la “classica”… bacchetta magica. Ecco quindi, quasi da subito, scoprire l’inganno ed ecco l’Argentina precipitare in qualsiasi campo (da quello finanziario all’economico per finire al sociale) e raggiungere a tempo di record la poco invidiabile posizione di fanalino di coda del Continente latinoamericano, superando anche il pessimo Venezuela.
Inflazione record (106%), un debito mostruoso e una povertà che in poco tempo supera il 60% della popolazione e con una gestione di tutta la pandemia Covid semplicemente delirante, con misure severissime che però non vennero minimamente rispettate dalla classe politica, vaccini distribuiti con precedenza a quest’ultima e festini senza misure di prevenzione effettuati nei palazzi del potere e ampiamente documentati per la “felicità” della popolazione.
Ora nel mese di ottobre ci saranno nuove elezioni, dato che, per la gioia di molti, il mandato dell’attuale Presidente scadrà: il panorama politico, viste le proteste massive contro il Governo che si sono sviluppate in tutti questi anni, dovrebbe vedere (per lo meno in un Paese “normale”) un’opposizione che si unisce graniticamente e punta con decisione a un cambio di direzione politica contundente, anzi radicale. Invece più passa il tempo e più i due blocchi che avevano partecipato alle elezioni del 2019 si sgretolano: cosa concepibile per chi in questi anni ha portato il Paese oltre il baratro, ma francamente incredibile per un’opposizione che, allo stesso tempo del fronte di Governo attuale, si sta letteralmente dividendo pure dentro lo stesso movimento (Junto por el cambio) che aveva portato Macri alla Casa Rosada.
Ormai al suo interno esistono due leader che si stanno contendendo la candidatura: mentre Patricia Bullrich (ex ministro della Sicurezza sotto Macri) appare granitica nella sua opposizione tanto al kirchnerismo quanto al peronismo, Horacio Rodriguez Larreta (attuale Capo del Governo di Buenos Aires) ha di fatto costituito un gruppo dove si sono addirittura inseriti ex kirchneristi e peronisti a caccia del classico mantenimento della poltrona, facendolo apparire come un’apertura a un dialogo di unità nazionale.
Davvero sconcertante questa lotta interna, della quale approfitta a piene mani Cristina Fernandez de Kirchner che, condannata in primo grado a sei anni di carcere e con diverse cause aperte sia contro di lei che la sua famiglia, ancora non si è decisa a scendere in campo per le elezioni, ma, nel frattempo, ha completamente sciolto il Frente de todos, diventato ormai una classica assemblea di condominio dove tutti sono contro tutti, e ha fondato pochi giorni fa in maniera molto furba un movimento chiamato “Unidos por la Patria”.
Insomma, da questi ultimi avvenimenti ci pare proprio di essere alla vigilia di un’ altra sceneggiata dove, seppur con poche speranze, visto che i sondaggi odierni li danno come sicuri perdenti, il kirchnerismo potrebbe approfittare delle divisioni interne di Junto por el cambio e armare, attraverso un candidato che potrebbe essere l’attuale Presidente dell’oltranzista Campora (il movimento ultrakirchnerista) Wado de Pedro, una scalata verso una presidenza che, se raggiunta, rappresenterebbe la salvezza di Cristina Kirchner da processi e prigionia.
C’è da sperare che finalmente l’opposizione si svegli, anche perché il disastro di Paese attuale ha estremamente bisogno di una forza che lo guidi verso una vera Repubblica con uno Stato di diritto rispetto ai vari viceregni peronisti che si sono alternati e hanno affossato la ricchissima Argentina.
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