“RIFORMA NORDIO DELLA GIUSTIZIA È UN’OCCASIONE: LA SINISTRA RECUPERI IL GARANTISMO”: PARLA BERTINOTTI
«La riforma Meloni-Nordio è un’occasione per far valere un’ipotesi garantista»: lo racconta l’ex leader di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti in una lunga chiacchierata con Annalisa Chirico su “Il Foglio”. Mentre Anm, sindacati e sinistra (Pd, M5s, AVS) criticano a spron battuto il ddl Nordio sui temi cardine del reato di abuso d’ufficio abrogato e della stretta sulle intercettazioni, ecco che lo storico leader comunista si schiera per il principio di garantismo profuso dal Ministro della Giustizia.
«Si rinunci allo spirito di crociata e si aboliscano gli impedimenti al lavoro ordinario degli amministratori. Ripeto: in primo piano va messa l’istanza manifestata dai sindaci di ogni colore»: questo l’appello rilanciato da Bertinotti alla sinistra e in particolare a quel Pd accusato colpevolmente di essere assente dall’arco garantista ormai da troppo tempo. «A Torino la magistratura si schierava più spesso dalla parte della Fiat che degli operai, in Sicilia non riusciva ad assicurare alla giustizia i colpevoli degli assassinii di decine di sindacalisti», lamenta Bertinotti che affonda le radici di questo problema non solo nei partiti di oggi. «A sinistra esiste un problema di cultura politica», attacca Bertinotti, «l’abbandono o la messa in sospensione del garantismo è una delle molte ragioni per cui la sinistra è venuta meno alla promessa di cambiamento della società rispetto ai diritti delle persone».
FAUSTO BERTINOTTI: “VIA ABUSO D’UFFICIO, È SACROSANTO. SULLE INTERCETTAZIONI…”
Nell’elemento centrale del pacchetto di riforma della giustizia voluto fortemente dal Ministro Nordio – ovvero l’abrogazione del reato d’abuso d’ufficio – Bertinotti esprime tutta la soddisfazione per un provvedimento “giusto e sacrosanto”: «ritengo che sia un bene abrogare l’abuso d’ufficio, su questa materia andrebbero ascoltati i sindaci, a partire dai vertici dell’Anci. La sinistra avrebbe dovuto abrogarlo da tempo senza aspettare che a farlo fosse un governo di destra». Ed ecco il nuovo appello sempre a Pd & Co. di «recuperare l’antica propensione garantista che ha caratterizzato l’intera storia del movimento operaio, come testimoniano le riflessioni di personalità illustri, da Umberto Terracini fino a Emanuele Macaluso in tempi più recenti».
Garantismo da un lato ed evitare inutili “isterie” sulle derive autoritarie (e ancor peggio fasciste) dall’altro: Fausto Bertinotti non condivide l’accusa alla Premier di essere una novella “protofascista” o simili. «L’abrogazione dell’abuso d’ufficio è sacrosanta, si ascoltino i sindaci. Meloni fascista? Non scherziamo, la premier è afascista. Con Meloni non vedo il pericolo di una deriva fascista né autoritaria», sottolinea l’ex leader di Rifondazione. Piuttosto, aggiunge ancora Bertinotti a “Il Foglio”, «vedo il tentativo di espansione e controllo, questo sì totalitario, di tutti i gangli vitali della società. Come se, tra un’elezione e l’altra, la democrazia si sospendesse. Il centrodestra a guida Meloni ha tre teste: una liberaldraghiana, una corporativa, una illiberale. Ma il suo governo non deve fare paura». Chiosa finale sul tema delle intercettazioni, anch’esse capitolo importante della riforma Nordio sulla giustizia: «abbiamo bisogno di un giornalismo di inchiesta in grado di intervenire su nuovi e vecchi potentati ma esso non può diventare la longa manus delle procure, non può avvalersi come strumento ordinario e prioritario delle carte e delle informazioni raccolte da pm e polizia giudiziaria». L’uso cos’ diffuso delle intercettazioni telefoniche, conclude, «è la spia di una malattia. Le captazioni telefoniche sono uno strumento esterno all’attività giornalistica, uno strumento fuori dal controllo del giornalista e fuori dal controllo di tutti. Il parlato, com’è noto, è altamente manipolabile».