Da grande accusatore a condannato. Finito sotto processo per rivelazione di segreto d’ufficio l’ex componente del Csm, ed ex magistrato di Mani pulite, Piercamillo Davigo ha visto emettere dal Tribunale di Brescia una sentenza nei suoi confronti con una condanna a un anno e tre mesi in merito alla vicenda dei verbali di Amara sulla loggia Ungheria, una presunta associazione segreta che avrebbe condizionato nomine giudiziare e politiche. Si tratta dei verbali che il pm Storari gli aveva consegnato per una sorta di autotutela riguardo a un’indagine che a suo dire era stata frenata e che Davigo aveva fatto circolare all’interno del Consiglio superiore della magistratura.
Davigo si è difeso parlando di non opponibilità del segreto a un membro del Csm. In altri procedimenti relativi alla stessa vicenda lo stesso Storari è stato assolto, così come la segretaria di Davigo al Csm Marcella Contraffatto. Al termine del dibattimento il legale di Sebastiano Ardita, parte civile nel processo, aveva sostenuto che l’unico fine di Davigo, facendo circolare i verbali, sarebbe stato di “abbattere Ardita”, con il quale aveva rotto i rapporti. Ardita era stato inserito nella lista della cosiddetta loggia Ungheria alla quale ha dichiarato la propria assoluta estraneità.
L’episodio che riguarda Davigo e la sua condanna, spiega Frank Cimini, storico cronista di giudiziaria, già al Manifesto, Mattino, Apcom, Tmnews e attualmente autore del blog giustiziami.it, sono solo una parte di una vicenda più grande che coinvolge altri magistrati e che non sarebbe stata chiarita.
Come possiamo interpretare questa condanna?
La mia sensazione è che Davigo sia stato condannato perché non conta più niente. Tra l’altro dallo stesso giudice, il presidente Roberto Spanò, che è uno di coloro che anni fa aveva prosciolto Di Pietro con motivazioni risibili. La condanna ci può anche stare, anche se secondo me Davigo ha ancora una speranza in appello e in Cassazione. C’è un problema tecnico: viene condannato perché ha indotto Storari a violare il segreto, ma Storari è stato assolto con sentenza ormai definitiva. Potrebbe succedere che in uno dei gradi successivi i giudici dicano che l’imputazione debba essere cambiata, con restituzione delle carte alla Procura, procedendo per aver ingannato Storari. Il problema è che Davigo è in pensione, non ha più un ruolo.
In quale contesto si sviluppa questa vicenda?
Il contesto generale è inquietante: è vero che la Procura di Milano, con Francesco Greco, non aveva ancora fatto le iscrizioni nel registro degli indagati (che erano un atto dovuto) riguardo alla loggia Ungheria. Di questa vicenda si sono perse le tracce perché è stata archiviata, ma non si è capito bene quello che è successo. Cantone, il procuratore di Perugia che l’aveva archiviata, aveva detto che per alcune delle dichiarazioni rese Piero Amara era da considerare attendibile. Era una patata bollente che non voleva nessuno. In Italia si sono fatte indagini per molto meno. Personalmente posso anche essere convinto anche Amara abbia raccontato frottole, ma il problema è che la cosa andava verificata. Per la magistratura, al di là del personaggio Davigo, è una brutta storia questa. La sua vicenda personale è una piccola cosa rispetto al contesto.
Resta però il fatto che uno dei “grandi accusatori” degli ultimi decenni è stato condannato.
Su questo non c’è dubbio, ma è anche una persona a carriera più che finita. La domanda che bisogna farsi è se uno dei grandi accusatori di Mani pulite ha usato per ragioni private un fatto pubblico per “vendicarsi” di un collega, Sebastiano Ardita, suo ex sodale, della sua stessa corrente, con il quale aveva rotto i rapporti.
La difesa di Davigo, secondo la quale non si poteva opporre il segreto a un membro del Csm, ha fondamento?
Credo di no. Una cosa è il Csm, una cosa le persone che ne fanno parte. Storari avrebbe dovuto seguire le vie formali, gerarchiche, per denunciare che a Milano non avevano fatto l’iscrizione nel registro degli indagati. Doveva rivolgersi formalmente al Consiglio superiore della magistratura, non incontrare Davigo nel salotto di casa sua. Poi è stato assolto per mancanza di dolo. Ne prendiamo atto, ma che un magistrato ignorasse certe cose fa pensare.
Anche altre persone sono state assolte, come la segretaria del Csm di Davigo. Lui è l’unico condannato. C’è un motivo?
La mia sensazione è che sia stata “insabbiata” l’inchiesta sulla loggia Ungheria e siano stati “insabbiati” anche i litigi fra magistrati. Finora chi paga è l’unico che non ha più potere. Questa è la morale della favola. L’aspetto penale in questa vicenda è quello meno interessante, il problema sono i litigi tra i magistrati.
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