Fra le tracce proposte dal Miur per la prima prova della Maturita 2023, Tipologia B, testo argomentativo, anche “L’Intervista con la Storia” di Orianna Fallaci. Il ministero dell’istruzione ha voluto omaggiare l’immensa giornalista, consigliando agli studenti uno spaccato del suo romanzo in cui racchiude alcune delle più grandi interviste ai potenti della Terra
SVOLGIMENTO TRACCIA B3 – testo tratto da Oriana Fallaci, Intervista con la storia
ANALISI
1. Riassumi il brano proposto nei suoi snodi tematici essenziali.
Nel brano proposto Oriana Fallaci affronta il problema irrisolto dell’influenza che gli individui hanno sulla storia dell’umanità. La scrittrice ci presenta diverse ipotesi: da una parte c’è chi non prende posizione e afferma che la storia dipende da chiunque riesca a cogliere il momento giusto per arrivare al comando; c’è chi invece, con disillusione, si convince che la storia dipenda solo dai potenti, e che la stragrande maggioranza della popolazione universale non abbia alcuna influenza effettiva sugli eventi storici e che, anzi, è solo destinata a subirli. La stessa Oriana Fallaci sembra propendere più per questa ipotesi, quella che solo i pochi possano cambiare effettivamente la storia; ma a questo punto la conclusione non può che essere pessimista: a cosa serviamo noi, qual è il nostro compito, il nostro valore? La scrittrice non sembra volerci dare una tesi definitiva.
2. “La storia è fatta da tutti o da pochi? Dipende da leggi universali o da alcuni individui e basta?” Esponi le tue considerazioni sulle domande con cui il brano ha inizio.
Credo che si possa sempre trovare un compromesso tra i due estremi. Ci sono delle variabili che l’uomo non può controllare – chiamiamolo destino, provvidenza, fato, puro caso: gli spostamenti delle placche terrestri, i movimenti degli astri, l’avvenire delle stagioni; gli incontri casuali tra individui, le prime parole che sentiamo pronunciare appena nati, il battito d’ali di farfalla che arriva a scatenare un uragano. Le leggi universali. E poi è vero, la storia sembrerebbe, a primo impatto, qualcosa che solo i pochi possono determinare ed effettivamente cambiare. I potenti, come scrive Oriana Fallaci, possono decidere sul nostro destino, sulla nostra vita e sulla nostra morte, trattarci come greggi o come pezzi di una scacchiera: in alcuni – sfortunati – casi, possiamo solo ubbidire. Eppure, c’è un motivo se il brano termina con un interrogativo, che nasce da un’interdizione: come uomini, ci sentiamo portati a qualcosa di più grande, sentiamo di dover avere un ruolo più determinante. “L’uomo è un animale sociale”, e come tale è portato ad interfacciarsi con gli altri, a crearsi una famiglia, e dall’unione di più famiglie nasce una società, e dall’unione di più società nasce uno Stato, così diceva anche Hegel. “L’uomo è un animale razionale”, e come tale produce pensieri, esprime opinioni, prende delle decisioni. Ognuna di queste cose, sebbene sembri piccola, può portare a cambiamenti radicali e inimmaginabili. Quindi sì, la storia, nel senso più definitivo, la fanno veramente i pochi, ma quei pochi hanno bisogno di tutti per arrivare al potere; questo concetto non è applicabile per tutti i Paesi del mondo, ma negli stati democratici è il voto che permette alla gente di divenire influente. Certo, c’è chi nasce in famiglie potenti, con una visibilità già consolidata, ma senza le masse i potenti non possono nulla, sono formiche come il resto di noi. Le grandi svolte epocali partono dal basso: basti pensare a come il cristianesimo sia nato da una piccola comunità perseguitata nel posto più sperduto dell’Impero Romano, e sia arrivato ad essere la religione più professata al mondo, un credo religioso che influenza il pensiero occidentale – anche quando non ce ne accorgiamo – ancora oggi. Spesso siamo portati a pensare che un voto non possa cambiare la storia o l’andamento della politica, che non possa fare la differenza su quello di milioni di altri votanti; ed è per questo che sempre meno persone vanno a votare, convinte di essere “materiale di contorno”. Ma è così che annulliamo completamente l’importantissima possibilità che ci viene data di influire sul destino dell’universo, e così funziona con ogni singola problematica, che sia l’inquinamento, il riscaldamento globale, le questioni umanitarie.
3. Come si può interpretare la famosa citazione sulla lunghezza del naso di Cleopatra? Si tratta di un paradosso oppure c’è qualcosa di profondamente vero? Rispondi esponendo la tua opinione.
La citazione sulla lunghezza del naso di Cleopatra, per quanto possa sembrare un paradosso, corrisponde in realtà ad una profonda verità: il filosofo Blaise Pascal ci vuole dimostrare come anche i piccoli particolari – che ci sembrano inutili a fronte di informazioni assai più importanti – possano cambiare completamente l’andamento della storia. Che sia perché il naso di Cleopatra la rendesse particolarmente attraente agli occhi di personaggi come Cesare e Marco Antonio e abbia a lungo andare condizionato il loro amore verso di lei e, di conseguenza, la sua sopravvivenza (a fronte di quella del nemico Tolomeo, o in generale di tantissimi altri sovrani sconfitti dai Romani), non possiamo negare che questo carattere genetico, magari determinato da una sola coppia di basi azotate, possa aver cambiato completamente la storia del mondo; chissà, magari se il naso di Cleopatra fosse stato più corto noi non saremmo qui ora, la Terra sarebbe inabitabile, o sarebbe rigogliosa e ricca di risorse. Il fatto è che, quando si parla di potenti – come Cleopatra, appunto – possiamo solo immaginare quanto i fili del destino della storia siano legati ad ogni loro minima azione, persino al loro modo di essere. Se l’effetto farfalla vale per ogni singolo individuo, anche il più piccolo degli uomini, allora chi è al controllo di migliaia di farfalle ha potenzialmente la capacità di distruggere il mondo.
4. Oriana Fallaci esprime il punto di vista di Bertrand Russell, espresso ai tempi della Guerra Fredda, che sembra non lasciare scampo alle nostre volontà individuali rispetto agli eventi storici. Per quale motivo il filosofo inglese prende a riferimento proprio quei personaggi politici come arbitri dei destini del mondo?
Il filosofo Bertrand Russell cita Krusciov, Mao Tse-tung e Foster Dulles come alcune delle personalità più influenti del periodo della Guerra Fredda, periodo caratterizzato dall’agire di tensioni opposte tra loro, da un equilibrio precario e, in molti casi, estremamente vicino ad una definitiva rottura. I tre personaggi erano al tempo ai vertici degli stati più potenti al mondo, Paesi dai quali dipendeva il destino di tutti gli altri, ad essi affiliati o sottoposti: al cadere di uno sarebbero precipitati tutti gli altri, come tessere di un domino. È un periodo piuttosto vicino alla nostra quotidianità, in quanto gli squilibri di potenza tra gli stati non hanno mai cessato di esistere, anzi, spesso non fanno che accentuarsi con il tempo, e questo non fa altro che rafforzare la nostra convinzione che, per quanto ci impegniamo a cambiare la storia, un solo gesto dei potenti può vanificare tutti i nostri sforzi.
PRODUZIONE
Credo che il pensiero di Oriana Fallaci sia condivisibile ed applicabile anche al nostro presente. Il mondo di oggi è generalmente pessimista: crediamo che non si possa cambiare nulla, perché le grandi potenze sono estremamente distanti da noi, umili cittadini di questo mondo. Ancora una volta ci ritroviamo in un periodo di guerra, e sappiamo che, per quanto possiamo condurre la nostra vita in modo onesto e tranquillo, tutti i nostri sforzi, tutte le nostre speranze potrebbero essere vanificati, spazzati via da una sola decisione; abbiamo ancora vicini e freschi i ricordi delle due guerre mondiali, dei disastri nucleari, degli stermini di massa. Più che mai questo periodo dovrebbe farci sentire come fili d’erba pronti a piegarsi al vento della storia o destinati ad essere spezzati dalla crudeltà dell’animo umano.
Se è vero che ogni minimo gesto può cambiare le sorti dell’universo, è anche vero che ormai tutto sembra in mano alle cosiddette lobby di potere, alle quali noi “comuni mortali” non potremo mai avere accesso. Come in un loop, questa convinzione ci porta ad allontanarci da quegli ambiti in cui potremmo veramente fare la differenza, così che ci disinteressiamo e, così facendo, minimizziamo ancora di più quella che potrebbe essere la nostra influenza sulla storia. Siamo scoraggiati dalla politica, sempre meno persone vanno a votare, convinte che il mondo sia ormai troppo degenerato e definitivamente irrecuperabile.
Eppure, se pensiamo a cosa sia cambiato rispetto a 50 anni fa, quando Oriana Fallaci scriveva questo brano, ci accorgiamo che la nostra vita è mutata drasticamente, e così i mezzi di comunicazione e di informazione di cui ci serviamo. La storia si ripete, è vero, ma mai nella storia passata c’è stato un momento come questo, in cui anche al più piccolo degli uomini può essere data una visibilità senza precedenti. In questo periodo storico è sopraggiunta una potenza che supera tutte le altre, qualcosa che ci offre ogni giorno la possibilità di votare, anche se involontariamente: votiamo con le nostre visualizzazioni, con i nostri messaggi, con le nostre interazioni. Siamo nell’era dell’Internet e non possiamo far finta che questa non sia una variabile fondamentale, che cambia completamente le carte in tavola. Basta un click, un like, una condivisione, e ci ritroviamo ad essere anche noi diffusori di informazioni, che grazie a noi arrivano alla nostra sfera di amicizie, e poi alle conoscenze delle nostre amicizie, e così via fino a raggiungere persone dall’altra parte del mondo senza che ce ne accorgiamo, ad una velocità inimmaginabile. Prima erano tantissime le persone che non sapevano né leggere né scrivere; ora, invece, sempre più persone hanno accesso all’istruzione e ai mezzi di comunicazione, e sentiamo oggi più che mai di avere in mano il nostro destino. Ci sentiamo parte della più grande forma di democrazia mai vista fino ad ora, la democrazia digitale, in cui ognuno che abbia accesso ad un dispositivo elettronico può dire la sua e cambiare le sorti della storia.
Certo, non possiamo ignorare l’altra faccia della medaglia: l’Internet, che da un lato è promotore di libertà di parola e di pensiero, è anche, potenzialmente, qualcosa che ci schiavizza e ci influenza più di ogni quanto possa aver fatto qualsiasi propaganda totalitaria del secolo scorso. Della propaganda ci se ne accorgeva, perché era spesso spudorata, diretta, evidente. L’Internet utilizza mezzi assai più subdoli e all’apparenza innocenti: oggi non si fa altro che parlare di algoritmi, o anche dei famosi cookies, che possono influenzare il modo in cui pensiamo, e chi ha il controllo di questi meccanismi può veramente trasformarci in burattini che la pensano tutti allo stesso modo. Per non parlare di quegli stati in cui l’accesso al web e alle informazioni in esso contenute è controllato e limitato, così che viene fatto passare un messaggio specifico e indottrinato. Ma noi siamo fortunati: viviamo in un Paese democratico, che ci permette di esprimere la nostra opinione, di essere liberi e di esprimere il nostro libero arbitrio.
Ancora una volta sta a noi prendere in mano la situazione: se riusciamo a mantenere un pensiero libero, indipendente, che sia veramente nostro, possiamo essere noi stessi fautori di un cambiamento. Il tutto dipende da noi. Non dobbiamo illuderci di poter cambiare la storia, ma dobbiamo lasciarci aperta la possibilità di poterlo fare.
Luthien Mucciante