Gli anticorpi monoclonali preventivi potrebbero essere presto utilizzati per l’immunizzazione dei bambini contro il virus sinciziale. Gli esperti della Società Italiana di Pediatria (SIP) e della Società Italiana di Neonatologia (SIN) ne hanno discusso, come riportato da Il Fatto Quotidiano, durante un evento istituzionale dal titolo “Un cambio di paradigma nella prevenzione del virus respiratorio sinciziale (Rsv) nella prima infanzia”.
L’infezione respiratoria colpisce ogni anno milioni di bambini, con 100.000 morti al di sotto dei 5 anni. Anche nel nostro Paese i piccoli che hanno bisogno di ricovero per superare questa patologia sono numerosi. È per questo motivo che l’obiettivo del Governo è quello di migliorare la strategia di contrasto al virus. “Sosteniamo fermamente iniziative come questa. In qualità di rappresentante del Parlamento mi sono reso disponibile per portare sotto i riflettori una tematica così delicata e importante per tutto il Sistema Paese. È sempre più necessario investire sulla Sanità Pubblica affinché avvenga una profonda riforma del sistema, con l’obiettivo ultimo di tutelare la salute di tutti, soprattutto se si parla di bambini”, ha affermato Luciano Ciocchetti, vicepresidente XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati.
Anticorpi monoclonali per virus sinciziale: la svolta
L’utilizzo di anticorpi monoclonali preventivi sui bambini contro il virus sinciziale, secondo gli esperti, ridurrà il numero di infezioni del 46%. L’immunizzazione avverrà nel primo anno di vita, ovvero quando i piccoli sono più a rischio. Per avviare il calendario tuttavia ci sono ancora delle valutazioni da compiere a livello politico.
“Sembra opportuno prevedere un cambio di denominazione del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale verso un Piano Nazionale di Immunizzazione, perché sarà necessario includere gli anticorpi monoclonali contro RSV come misura di prevenzione universale, per offrire protezione ai bambini durante la loro prima stagione RSV. Oltre ai benefici in termini di salute pubblica ed economici, ciò permetterebbe l’inserimento nei LEA (Livelli essenziali di Assistenza), e quindi un’offerta omogenea sull’intero territorio nazionale, eliminando le differenze territoriali”, ha affermato Paolo Bonanni, professore ordinario di Igiene generale e applicata dell’Università degli Studi di Firenze.