Il Governo vuole contrassegnare la sua azione giungendo all’attuazione della delega fiscale prima della pausa estiva. I partiti, di maggioranza e di opposizione, hanno proposto oltre 600 emendamenti che il Governo ha intenzione di accogliere solo in parte, avendo come obiettivo quello di non svilire lo spirito della delega e, soprattutto, di non disperdere le risorse.
Non troveranno accoglimento le proposte di riforma del catasto e di rinuncia al concordato biennale avanzate dalle opposizioni. Tra le proposte accoglibili c’è quella di introdurre una tassazione sostitutiva dell’Irpef, forse del 15%, da applicare su premi di produttività, agli straordinari oltre una certa soglia, e alle tredicesime. Al momento non è prevista l’introduzione della flat tax incrementale, seppur limitata agli incrementi di stipendio, per tutti i lavoratori. Occorre, infatti, fare i conti con il limite delle risorse per cui al momento si prosegue mantenendo l’applicazione, già introdotta solo per il 2023, limitata alle partite Iva.
Meritevole di attenzione è la proposta di giungere alla rateizzazione delle tasse dovute dagli autonomi e dalle imprese. È ciclica, infatti, l’osservazione che la concentrazione dei versamenti, tra saldi e acconti, prevista nei mesi da giugno a novembre crea al popolo delle partite Iva un ingorgo, spesso ingestibile, sul piano finanziario. La proposta sul tavolo vuole introdurre la mensualizzazione dei pagamenti. Forse andrebbe verificata/sperimentata una ritenuta minima per tutti da applicarsi sul fatturato, al pari di quanto avviene in occasione dei lavori edili, da recuperare, quale acconto, in dichiarazione.
Sul tavolo, come sempre, c’è il tema delle semplificazioni e della graduale eliminazione dei micro tributi sempre più percepiti come vessazioni dai cittadini. In tema di semplificazione il lavoro da fare è enorme al punto che appare come una rivoluzione la proposta, apparentemente banale, di estendere l’utilizzo del modello di pagamento F24, in luogo dei bollettini postali, come canale unico per il versamento di tributi nazionali e locali, sanzioni, contributi. Per comprenderne la portata basti pensare che oggi una società di capitali quando nasce, in occasione dell’apertura della partita Iva, deve versare la tassa dovuta per la prima vidimazione dei libri sociali unicamente utilizzando il bollettino postale, peraltro pagabile solo alle Poste, mentre per le annualità successive può utilizzare il modello F24. Altrettanto andrebbe fatto semplificando la compilazione del quadro RU destinato ad accogliere le informazioni sui crediti di imposta ricevuti dalle aziende e la compilazione delle comunicazioni dei bonus edilizi.
Al momento va riconosciuto che il tema delle risorse è stato affrontato con metodo dal Governo Meloni che ha preferito introdurre tagli temporanei a contributi a pioggia. Tra le misure con un impatto diretto sulle buste paga dei lavoratori si aumenta il taglio del cuneo fiscale-contributivo con un intervento aggiuntivo di 4 punti, limitato al periodo compreso tra luglio e novembre, destinato ai lavoratori con retribuzioni lorde fino a 35mila euro. Il beneficio va ad aggiungersi all’attuale taglio di tre punti del cuneo per le retribuzioni fino a 25mila euro portando lo “sconto” in totale a 7 punti.
Viene fisata a temila euro la soglia di fringe benefit completamente esentasse per i lavoratori dipendenti con figli a carico. Saranno esenti, sempre fino a tremila euro, le somme erogate o rimborsate per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale.
Tutta da valutare è la proposta che dovrebbe portare all’eliminazione dell’Irap che dovrà partire dalle società di persone e dalle associazioni tra professionisti. In tema di Irap è previsto il passaggio dal sistema attuale a quello che confermerebbe l’Irap come una sovraimposta (da calcolarsi con le regole Ires) che una volta introdotta dovrà garantire alle Regioni un gettito equivalente a quello attuale.
Non sarà semplice la strada che dovrà portare alla global minimum tax ovvero all’imposta minima nazionale dovuta da tutte le imprese, localizzate in Italia, di un gruppo multinazionale o nazionale soggette a una bassa imposizione. Il tema è centrale perché è da questa applicazione che si dovranno reperire le risorse che al momento non sono disponibili a causa della fiscalità di favore prevista in alcuni territori anche dell’Unione europea.
L’attenzione di tutti è comunque rivolta a ciò che dovrà farsi il prossimo autunno ovvero la riforma dell’Irpef che vuole fortemente il Premier Meloni, ma che si scontra con il nodo tutto da sciogliere delle coperture.
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