Il 28 giugno di ogni anno, la Chiesa celebra Sant’Ireneo, greco, nato a Smirne (l’attuale Izmir in Turchia), fra il 135 e il 140 d.C., fu vescovo di Lione. Discepolo di San Policarpo (e quindi indirettamente di San Giovanni), fu un dotto teologo che combatté le eresie del suo tempo e si confrontò con le discipline filosofiche dell’epoca, come lo gnosticismo e il neoplatonismo. Scrisse molto e la sua opera Adversus Haereses (contro le eresie), composta di cinque libri, è una vera testimonianza apologetica. Proprio per questo, Papa Francesco lo ha reso Dottore della Chiesa, nominandolo Doctor Unitatis, il 22 gennaio del 2002. Morì probabilmente martire a Lione, intorno al 202-203 d.C. e fu sepolto nella Chiesa di San Giovanni che successivamente prese il suo nome, ma che fu distrutta dagli Ugonotti durante le guerre di religione.
La vita di Sant’Ireneo, il teologo “pacificatore”
Ireneo, dal greco Ειρηναίος (Eirenaios), significa pacificatore, un individuo che si impegna per portare la pace. Nomen omen, nel caso del Santo che fece della concordia nella Chiesa lo scopo della sua vita. Sant’Ireneo fu il primo teologo cristiano a tentare di elaborare una sintesi globale del cristianesimo primitivo, cercando di evidenziare gli errori dello gnosticismo, ma riconocendo in Platone in più cristiano dei filosofi. Il suo approccio era quindi di dialogo e apertura, anziché di condanna e negazione tout court.
Abbiamo poche notizie sulla sua attività e ciò che sappiamo lo dobbiamo al quinto libro di Storia Ecclesiastica di Eusebio. Dopo un periodo di studi a Roma, arrivò nelle Gallie e quindi nella città di Lione, probabilmente nell’anno 170, all’epoca del vescovado di San Potino: qui l’uomo mostrò grande virtù e una parola capace di illuminare i cuori e gli animi degli eretici e idolatri, che si ritrovarono così a chiedere a gran voce di essere battezzati. Ad aiutarlo fu anche la sua erudizione e la conoscenza delle lingue dei barbari, che imparò apposta per poterli convertire.
Ireneo, come “zelatore del testamento di Cristo”, si recò nuovamente a Roma nel 177, probabilmente quando era già membro del Collegio Presbiterale della città di Lione: arriva nella Città Eterna al cospetto del pontefice Eleuterio, come latore di una lettera, nella quale si chiedeva consiglio su come comportarsi nei confronti di quelle teorie eretiche che si stavano sviluppando in Francia. L’attenzione era focalizzata in particolare sul montanismo, nato nella Frigia nel 172: alla base di questa dottrina eretica, apocalittica e profetica, c’era l’annuncio della prossima fine del mondo e della nascita di una nuova Gerusalemme sulla Terra.
Ciò che più spaventava di questa eresia e che provocò non pochi danni, era il credere che il martirio avrebbe assicurato all’uomo l’accesso al Paradiso, mondato da ogni peccato: in quel periodo il fanatismo si confondeva con la vera fede, tanto che Marco Aurelio riporta di cristiani montanisti che si gettavano volontariamente nelle arene dei gladiatori per farsi uccidere e questo portò alla persecuzione dei cristiani, senza alcuna distinzione, perché considerati pazzi e disturbatori dell’ordine sociale.
Gli atti persecutori arrivarono anche a Lione e portarono all’arresto del vescovo Potino, assieme a laici e sacerdoti. Sant’Ireneo gli succedette dopo che il povero vescovo fu picchiato a morte durante la prigionia e si ritrovò ad dirigere la Chiesa di tutta la Gallia, con il clero decimato e in una condizione disastrosa. La sua attività continuò fino al 202-203, quando morì lui stesso, forse martire.
Gli altri Santi del giorno
Oltre a Sant’Ireneo, il 28 giugno vengono celebrati, fra gli altri: San Paolo I, Sant’Attilio, San Lupercio, Sant’Elmeraldo Cotta di Milano, Santa Potamiena d’Alessandria, Santa Vincenza Gerosa e San Pappio.