Sulle pagine della Stampa è stata pubblicata un’intervista a Matthew Kroenig, ex analista della Cia americana, che ha commentato la situazione delicata della Russia. Pochi giorni fa, infatti, il gruppo mercenario Wagner ha organizzato un semi golpe ai danni dei vertici militari russi, interrotto poco prima del loro arrivo a Mosca, probabilmente assecondando le richieste di quello che è un componente fondamentale della guerra in Ucraina.
Secondo l’ex analista dalla Cia, però, la situazione in Russia potrebbe ancora svilupparsi, e sottolinea l’importanza di “continuare a monitorare” nelle prossime settimane, quando sarà chiaro “non tanto quanto successo, ma le ricadute”. Ritiene, tuttavia, che “se i russi si dividono e combattono fra di loro potrebbe essere un bene per la Nato e soprattutto per l’Ucraina“, con la concreta possibilità di “riprendere i territori” che Kiev ha perso, favorendo anche il suo ingresso “nell’Alleanza”. Su quanto accaduto in Russia esprime una generale fiducia per il segnale mandato dagli alleati di Kiev, che hanno avuto “sintonia sul non fare nulla” per evitare di “essere trascinati nel mezzo di questo scontro schierandosi da una parte o dall’altra”.
L’ex Cia: “La Wagner ha messo in pericolo l’equilibrio nucleare in Russia”
Tuttavia, ci sono anche dei ma importanti, secondo l’ex analista Cia, alla situazione che sta vivendo la Russia e riguarderebbero, soprattutto, “il tema del possibile uso del nucleare“, ancora “centrale” nelle simulazioni dell’Intelligence americana. Spiega, infatti, che il Cremlino “ha a disposizione mille atomiche tattiche, quelle utilizzabili nel campo di battaglia” che sono attualmente “custodite in basi militari”.
Il problema di una destabilizzazione del potere in Russia è che “i soldati potrebbero lasciare le basi, disertando, schierandosi con i rivoltosi” finendo magari per “prendere il materiale nucleare e venderlo sul mercato internazionale all’Iran o ai terroristi”. Tuttavia, rimane fiducioso ed è certo che “l’attenzione degli USA è più forte” ora che mai, perché “il livello di pericolo è enorme“. Un altro punto, probabilmente, a sfavore della rivolta in Russia, spiega in chiusura l’ex Cia, è che “Pechino la vuole abbastanza forte da poter essere spina nel fianco di Nato e USA” con l’esito che “la relazione fra Xi e Putin è più solida” di quanto fosse prima, mentre se la crisi non fosse rientrata “non mi sarei stupito nel vedere l’arrivo di aiuti militari cinesi per lo Zar”.