Accogliere, curare, riabilitare persone malate nella psiche o rese fragili da esperienze di vita e di detenzione. Di questo si occupa As.Fra., la fondazione di Vedano al Lambro che nasce dall’esperienza della Serva di Dio Adele Bonolis, che ha preso il via nel 1957 e che oggi ha portato alla creazione di un’impresa sociale che si occupa di queste fragilità con due comunità protette ad alta assistenza, due comunità riabilitative sempre ad alta assistenza, un centro diurno e sette appartamenti in cohousing.
Lo fa con uno stile ben preciso, tanto importante da essere indicato già nel nome. As.Fra., infatti, significa Assistenza Fraterna, realizzata secondo le forme e l’esperienza della carità cristiana, puntando a un bene che non è solo quello individuale, delle persone malate, ma anche quello sociale delle famiglie e delle persone che vivono e lavorano con loro. “Qui il bene per sé – spiega Alessandro Pirola, presidente e direttore generale della fondazione – coincide con il bene per tutti. E il bene per tutti non può che passare per il bene della singola persona”. Il malato con i suoi problemi è causa di un disagio che rende più difficile la vita in famiglia, nel condominio, nel quartiere: aiutarlo, contribuire al “reingaggio della persona” significa incidere anche su questi contesti. Per raggiungere l’obiettivo vengono messe in campo alte professionalità: sette psichiatri, due psicologi, quindici educatori, siamo sede della Scuola di specialità di psichiatria e sede di tirocinio per diverse scuole di psicologia. Un’impresa senza fini di lucro, quindi, che non remunera il capitale e che chiede ai suoi benefattori non l’elemosina ma un investimento.
Tutto realizzato nel solco tracciato da Adele Bonolis, milanese, laica consacrata, proclamata venerabile dalla Chiesa cattolica, tanto intraprendente da trattare, dalla fine degli anni 50, con le massime autorità dello Stato. Una donna che, mentre era responsabile dell’Azione cattolica della sua parrocchia, decide di occuparsi delle prostitute del suo quartiere aprendo un luogo per accoglierle, per parlare con loro. Le invita a casa sua, propone alle ragazze che conosce di farsele amiche. Aiutata in questo dall’allora arcivescovo di Milano Montini, poi Paolo VI. La Bonolis fonda quattro opere, una delle quali per i dimessi dagli istituti correzionali, gli ospedali psichiatrici giudiziari.
L’attenzione per le malattie psichiche nasce da lì e si è sviluppata con una serie di strutture che operano in stretto collegamento con quelle pubbliche. “Abbiamo invii praticamente da tutta la Lombardia – dice Alessandro Santarone, direttore clinico della fondazione –. Gli invianti sono le strutture territoriali, psichiatriche, ma anche le Rems, le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (evoluzione degli ex Opg, ospedali psichiatrici giudiziari, nda). Accogliamo pazienti sia per trattamenti volontari, sia con misure di sicurezza, trattandoli nello stesso ambito, nelle stesse comunità”. Queste misure, disposte dal Tribunale, sono interventi relative a persone che hanno commesso reati, per le quali viene stabilito un trattamento in comunità. I reati commessi sono i più disparati, dall’oltraggio a pubblico ufficiale a quelli più gravi. La maggior parte vengono commessi in famiglia.
“Non sono pazienti più complessi degli altri – continua Santarone –, è solo un impegno diverso a causa della necessità di tenere i rapporti con l’autorità giudiziaria”. Le comunità terapeutiche come quelle di As.Fra. stanno cambiando perchè riconoscono i cambiamenti che si verificano a livello sociale: il bisogno di cura adesso è prevalentemente per persone giovani, anche molto giovani, fra i 18 e i 25 anni, con sofferenze psichiche associate a uso di sostanze, presente ormai è nell’80% delle giovani generazioni di pazienti psichiatrici. Una casistica in aumento è quella di ragazzi che vivono il fallimento adottivo, a volte addirittura più o meno ripudiati dalle famiglie adottanti.
“La riabilitazione per loro è la cura residenziale – racconta Santrone – con tutti i fattori che vengono messi in gioco: di tipo medico psichiatrico, farmacologico, psicologico, psicoterapie individuali e di gruppo. E poi le attività espressive che hanno una valenza curativa, come l’arte terapia, il teatro, alcune forme di disegno o di espressione corporea come lo yoga. Tutto finalizzato al fatto che queste persone ritrovino una certa stabilità emotiva, che contenta gradualmente di fare esperienza extra comunitarie: riabilitazione al lavoro, la vita in un’abitazione autonoma”.
Un ambito, quest’ultimo, in cui si stanno sviluppando, oltre a quelle già esistenti, esperienze di cohousing che vanno proprio, fin dove è possibile, nella direzione della sempre maggiore autonomia della persona. La fondazione è un punto fermo in un panorama in cui le strutture e le risorse per i malati psichiatrici sono sempre meno: le stesse strutture territoriali spesso sono in affanno se si parla di fornire possibilità di reinserimento lavorativo e abitativo.
E questo fa il paio con la chiusura di alcune strutture psichiatriche ospedaliere, come quella, ad esempio, giusto per rimanere nel territorio in cui ha sede la fondazione, del nosocomio di Desio. In Italia, per esempio, ci sono 700-800 persone che dovrebbero avere un posto nelle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, ma non ce l’hanno.
Proprio As.Fra. in queste settimane ha organizzato delle giornate di studio sul tema “Quale cura e riabilitazione per gli autori di reato”. La prima si è svolta il 15 giugno, la seconda è prevista giovedì 29 giugno, dalle 9 per tutto il giorno. Nell’auditorium Adele Bonolis, nella sede della fondazione in via Misericordia 51 a Vedano al Lambro, si parlerà di “Pazienti psichiatrici autori di reato. Psicosi, disturbi di personalità, antisocialità e abuso di sostanze stupefacenti, problemi diagnostici”. I pazienti autori di reato sono il 30% di quelli presi in carico da As.Fra.
(Marco Tedesco)
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