Il Corano bruciato davanti alla moschea di Sodermalm, a Stoccolma, da parte di un uomo di origine irachena. Tutto dopo che un giudice aveva autorizzato la manifestazione. Una nuova provocazione nei confronti dei musulmani che arriva dalla Svezia. Nel libro sacro dell’islam sarebbe stata anche introdotta una fetta di bacon, carne di maiale proibita per questa religione.
Un episodio dietro al quale ci sarebbe l’estrema destra svedese, che comprende formazioni che hanno simpatie filorusse. Una provocazione che, oltre a far temere qualche azione terroristica, potrebbe avere ripercussioni in termini politici: la Turchia, infatti, che da tempo fa resistenza all’entrata della Svezia nella Nato, ha subito stigmatizzato la vicenda. E la sua reazione potrebbe essere quella di opporsi più decisamente all’adesione svedese all’Alleanza atlantica. A voler pensare male, dice Massimo Introvigne, sociologo, fondatore del Cesnur e del sito Bitter Winter, dietro il gesto si potrebbe vedere la volontà di qualcuno di ostacolare proprio l’allargamento della Nato alla Svezia.
Di gesti del genere non se ne sentiva il bisogno, anche per le conseguenze che potrebbe avere. Come possiamo definirlo?
Mi sembra un’imprudenza, una cosa insensata. È evidente che ci saranno delle reazioni. Bruciare il Corano non è una forma di libertà di espressione. A mio avviso è una provocazione inutile e non particolarmente brillante. Certamente se qualcuno farà degli attentati e ucciderà delle persone saremo tutti in prima fila a condannarlo. Tuttavia non vedo che valore possa avere mettere una fetta di carne di maiale nel Corano, come pare sia stato fatto, e dare fuoco al libro sacro dei musulmani. Non ci vedo nulla che configuri un diritto di critica, mi sembra semplicemente quello che anche in Italia sarebbe illecito, come violazione del sentimento religioso.
Sicuramente si tratta di un’imprudenza; può avere una giustificazione, seppur discutibile?
A me sembra che qui ci siano due profili diversi. Il primo è l’imprudenza politica: tutti sappiamo che se si fanno queste cose poi ci sono delle reazioni. Se vogliamo organizzare, come avverrà in Francia in questo weekend, una grande manifestazione di solidarietà con le donne iraniane, sappiamo che l’Iran reagirà, ma stiamo facendo qualcosa che ha un valore morale e corrisponde ai valori universali dei diritti dell’uomo. Ma tra l’organizzare una manifestazione pubblica in difesa delle donne iraniane e una fetta di bacon messa in un Corano poi bruciato c’è una differenza. Il secondo non è un atto politico, è solamente una provocazione, non ha un contenuto culturale o informativo, è semplicemente un insulto. La prudenza politica è una virtù dei governanti: il giudice o il governante imprudente sono un cattivo giudice e un cattivo governante. Protestare contro i rappresentanti di un potere che potrebbe agire con l’arma del terrorismo è doveroso se difendiamo i diritti umani, ma questo non è il caso.
Ma non dovrebbe essere un atto comunque vietato dalla legge?
Il secondo aspetto da considerare, infatti, è un aspetto giuridico. Non sono certamente un esperto della legge svedese, però né il diritto internazionale, né il diritto della maggior parte dei Paesi democratici, Italia compresa, consentono le offese al sentimento religioso delle minoranze così come a quello delle maggioranze. Possiamo spaccare il capello, ma questa è un’offesa. Papa Francesco ha detto che quando è arrivato in Italia ha cambiato idea nei confronti di opere di arte moderna come quelle dell’artista argentino Ferrari, che aveva messo il Cristo in croce su un aereo caccia bombardiere. Però qui stiamo parlando di uno dei maggiori artisti contemporanei, di un’opera che, comunque, per quanto io personalmente la trovi discutibile, e contro la quale Bergoglio quando era a Buenos Aires, prima di cambiare idea, aveva addirittura avviato una causa, è di un illustre artista. L’episodio accaduto in Svezia non è neanche una performance, né vuole esserlo: è semplicemente un’offesa a una minoranza religiosa.
C’è un malinteso senso della libertà anche nel pronunciamento dei giudici svedesi?
Nel diritto italiano sarebbe pacificamente vietato, se uno volesse mettere l’immagine di una pornostar nelle pagine del Vangelo e bruciarlo di fronte a Santa Maria Maggiore subirebbe delle conseguenze.
Cosa ci dobbiamo aspettare ora, ci saranno delle reazioni?
Ci dobbiamo aspettare che qualche interesse svedese nel mondo sia colpito e qualche pacifico turista svedese in un Paese islamico si becchi una coltellata. Naturalmente condanneremo la coltellata e qualunque reazione violenta o terroristica, perché il modo giusto di reagire è quello che di solito adottano in casi simili i cristiani: la protesta pacifica o l’appello a un giudice superiore, anche se qui la cosa ormai è stata fatta.
C’è da aspettarsi che magari Erdogan blocchi ancora l’ingresso della Svezia nella Nato?
È possibile. Uno che pensi molto male potrebbe anche ipotizzare che lo scopo di chi ha messo in atto questo gesto, che sono estremisti di destra con qualche simpatia per la Russia, sia proprio quello di lanciare un siluro all’ingresso della Svezia nella Nato.
Ma la persona che ha bruciato il Corano non è di origine irachena?
Sì, ma dietro c’è l’estrema destra svedese, non è che lo ha fatto da solo. Se uno volesse pensare male potrebbe anche ritenere che qualcuno abbia voluto pescare nel torbido proprio per sventolare un drappo rosso di fronte a Erdogan.
D’altra parte un fatto del genere era già successo a gennaio e la Turchia aveva reagito così.
Allora avevano lasciato fare a uno che non era neppure svedese, ma danese. Che sotto ci sia la provocazione politica non si può mai escludere.
Ma quale può essere lo scopo, al di là della possibile dietrologia?
Una provocazione che, nelle intenzioni degli autori, vuole testimoniare che la difesa da parte degli islamici, e in genere delle religioni, dei loro simboli come sacri, in un mondo secolare non ha ragione di esistere. Ci muoviamo su un terreno minato. Se avessero bruciato il Vangelo o la Torah non è che le reazioni sarebbero state di plauso.
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