La Corte dei conti tedesca boccia la proposta della Commissione europea per superare il Patto di stabilità e crescita, intervenendo di fatto nel dibattito europeo sulle nuove regole del debito per proteggere l’euro. La proposta, che vuole rendere più flessibili le regole dell’Ue in materia di debito, risale ad aprile e parte dal presupposto che la riduzione richiesta del debito sia troppo rigida e non adeguatamente applicata. “La prevista riforma delle regole fiscali dell’UE non salvaguarderà la sostenibilità delle finanze pubbliche dell’Unione europea“, avvertono i revisori tedeschi. Quindi, invitano la Germania a continuare a sostenere requisiti vincolanti e a limitare i poteri discrezionali della Commissione europea. Nella relazione trasmessa giovedì alla commissione bilancio del Bundestag, e visionata da Euractiv, la Corte dei conti federale segnala che il nuovo quadro non è in grado di garantire che gli Stati membri rispettino i valori di riferimento nel medio-lungo termine. “In futuro, obiettivi fiscali conformi alle ‘nuove regole’ ma poco ambiziosi potrebbero rendere praticamente impossibile il raggiungimento dei valori di riferimento“, proseguono i revisori tedeschi, secondo cui “ciò potrebbe portare a minare i criteri di Maastricht e quindi i principi e gli obiettivi del diritto primario“.
I revisori appoggiano di fatto la posizione del ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, il quale aveva chiesto più volte alla Commissione europea di includere obiettivi quantitativi nella riforma del Patto di stabilità, come una riduzione minima del debito annuale. Infatti, dopo il parere della Corte dei conti tedesca, il ministro ha twittato: “Condivido le preoccupazioni della Corte dei Conti federale. Non abbiamo solo bisogno di nuove regole di bilancio nell’UE, ma di regole migliori che ci diano un percorso più affidabile verso deficit e livelli di debito complessivamente più bassi“. Ma la proposta della Corte dei conti tedesca differisce per alcuni aspetti da quella di Lindner. Ad esempio, suggeriscono un numero massimo di anni in cui raggiungere il valore target del 60 per cento.
PATTO DI STABILITÀ, PERCHÉ CORTE DEI CONTI BOCCIA PROPOSTA COMMISSIONE UE
Invece, le regole attuali prevedono che i Paesi europei con un livello di debito pubblico superiore alla soglia del 60% del PIL debbano ridurre il loro livello di debito di un ventesimo del debito in eccesso all’anno, cosa che gli economisti hanno fortemente criticato perché danneggia la crescita economica. Secondo la Corte dei conti tedesca il rapporto debito/PIL deve essere portato alla soglia del 60% “entro una o due generazioni“. Con l’aiuto di un modello di calcolo, i revisori hanno verificato se le norme previste dalla Commissione europea sono idonee a raggiungere o a scendere al di sotto dei valori di riferimento per il deficit (3% del prodotto interno lordo – PIL) e il debito (60% del prodotto economico di un anno) entro un periodo di tempo adeguato. A tal fine, l’autorità di Bonn ha ipotizzato una crescita economica del 2,5%. Se un Paese contrae un nuovo debito, “non sarà possibile raggiungere un rapporto debito/PIL del 60%“, si legge.
Per un ipotetico Stato membro con un rapporto debito/PIL iniziale del 120%, il Federal Audit Office ha analizzato cosa succede con una crescita nominale del PIL del 2,5% e un deficit di finanziamento strutturale dello 0,5% della produzione economica. “Ci vorrebbero 38 anni solo per raggiungere di nuovo il valore di riferimento del 60% del PIL“. Con un rapporto debito/PIL iniziale del 150%, ci vorrebbero addirittura 49 anni. “Se a questo Stato membro venisse concesso di gestire un deficit fiscale più elevato, pari all’1,5% del PIL, il valore di riferimento non verrebbe mai raggiunto“. La questione ci riguarda da vicino, visto che l’Italia ha, come la Grecia, il debito pubblico più alto dell’Ue, con rapporti superiori al 140 e al 170 per cento del loro prodotto economico. Portogallo, Spagna e Francia, invece, hanno un rapporto superiore al 110 percento e anche il Belgio supera il 100 percento.