L’Unione europea getta le bassi per la creazione di un euro digitale. Mentre un centinaio di banche centrali nel mondo lavorano a valute dematerializzate, Bruxelles prova a non restare indietro. Per questo mercoledì scorso la Commissione europea ha presentato una proposta legislativa che delinea le caratteristiche di questa nuova forma di moneta. Anche se la sua introduzione non sarà affatto immediata (si parla di 2027-2028) e il suo preciso funzionamento resta poco chiaro, si inizia ad affrontare la questione in maniera concreta. Anche perché, come evidenziato da Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione, si tratta di “una questione di sicurezza monetaria“.
I problemi sono due. Il declino dell’uso del contante, accelerato dalla pandemia Covid. Infatti, in alcuni paesi della zona euro, il contante rappresenta appena il 20 per cento delle transazioni. L’altro problema è lo choc causato dal piano di Facebook, che nel 2018 ha annunciato di voler creare una propria valuta. Le autorità monetarie Usa hanno fatto di tutto per bloccare il progetto, che alla fine è stato abbandonato. Ma una fonte della Banca centrale europea (Bce) ammette che quello “è stato un allarme improvviso” che ha cominciato a far riflettere. L’idea che il commercio internazionale potesse aggirare gli attuali circuiti finanziari e indebolire le banche centrali è stata ritenuta estremamente preoccupante.
“EURO DIGITALE NON SOSTITUIRÀ IL CONTANTE”
Sul fronte delle monete digitali, la Cina è molto avanti, infatti ha già emesso il proprio yuan digitale attraverso alcuni progetti pilota in molte grandi città. Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della Bce e prossimo governatore di Bankitalia, e Dombrovskis in un articolo congiunto pubblicato su Le Monde martedì scorso hanno avvertito: “Non possiamo rimanere passivi mentre altri Paesi iniziano a pensare di emettere le proprie valute digitali“. La teoria però è una cosa, la pratica un’altra. Infatti, non è ancora chiaro come dovrebbe essere l’euro digitale. L’idea, comunque, non è quella di far sparire il contante, ma di aggiungere l’euro digitale, equivalente del contante, ma in forma elettronica.
Denaro con cui pagare anche senza una connessione internet, perché si potrà usare una carta prepagata oltre ad un’app. Inoltre, si intende fissare un limite massimo, ancora da stabilire, per la quantità che di euro digitale che ogni individuo potrà possedere. Che cosa cambia rispetto alle transazioni attuali con telefono o carta? In effetti, neppure Mairead McGuinness, commissario europeo per i servizi finanziari, lo sa: “Per molti di noi, descrivere un euro digitale non è facile. Ma, in teoria, sarà l’equivalente del denaro contante, in forma digitale, e la BCE sarà il garante“.
EURO DIGITALE, TIMORI SU PRIVACY E DISTRIBUZIONE
C’è però una questione di non poco conto da affrontare, i timori sulla privacy. Il contante garantisce anonimato ed è difficile da rintracciare, invece l’euro digitale è registrato elettronicamente, quindi può essere tracciato. Le autorità europee, però, promettono che non sarà così e che l’anonimato sarà sancito per legge. A tal proposito, McGuinness assicura, come riportato da Le Monde: “Non si tratta di un progetto da Grande Fratello“. Altro aspetto da valutare è quello della distribuzione. L’euro digitale sarà distribuito direttamente dalla Bce, evitando le banche? L’ipotesi al momento è stata respinta dalla Commissione europea, nel timore che possa indebolire troppo il sistema finanziario.
“L’euro digitale sarà distribuito dai fornitori di pagamenti [banche], la BCE non inizierà ad avere milioni di conti individuali“, ha dichiarato Paolo Gentiloni, Commissario europeo per gli Affari economici. La Banca centrale europea (Bce) deve risolvere una serie di dettagli tecnici prima di decidere se avviare o meno l’esperimento. In autunno, comunque, è prevista la pubblicazione di una relazione sui progressi compiuti. Dopodiché, Panetta parla di “tre o quattro anni” prima dell’entrata in vigore dell’euro digitale.