Può bastare il sospetto di aver ricevuto soldi dalla Russia per chiudere un conto bancario senza alcun preavviso? Se lo chiede Nigel Farage, il quale ha pubblicamente denunciato di essere stato informato dalla sua banca che sta provvedendo alla chiusura di tutti i suoi conti, personali e aziendali. L’ex leader dell’UKIP, che sostiene di essere vittima di una persecuzione politica, ha dichiarato che non gli è stata fornita alcuna spiegazione.
“La lettera è arrivata e diceva semplicemente: stiamo chiudendo i suoi conti, vogliamo finire tutto entro una data, che è più o meno adesso. Non sapevo bene cosa pensare. Mi sono lamentato. Ho mandato un’e-mail al presidente, un lacchè mi ha telefonato per dirmi che si trattava di una decisione commerciale, ma devo dire che non ci credo nemmeno per un istante“, ha dichiarato Nigel Farage. Si è anche rivolto ad altre sette banche, chiedendo di trasferire i conti a loro, ricevendo però risposte negative. “Non mi è stata data alcuna spiegazione o ricorso sul perché mi stia succedendo questo. Si tratta di una grave persecuzione politica ai massimi livelli del nostro sistema. L’establishment sta cercando di costringermi a lasciare il Regno Unito chiudendo i miei conti bancari“.
FARAGE NEGA DI AVER RICEVUTO FONDI DALLA RUSSIA
L’unica spiegazione che Nigel Farage si è dato riguarda un’affermazione di Chris Bryant, deputato laburista che lo aveva accusato di aver ricevuto quasi 550mila sterline da Russia Today. “Faccio semplicemente notare che Nigel Farage ha ricevuto da Russia Today 548.573 sterline solo nel 2018, dallo Stato russo“, aveva detto l’anno scorso durante un dibattito sulle sanzioni russe. Farage, che ha smentito categoricamente tali affermazioni, “completamente false e fatte usando il privilegio parlamentare“, e ha fatto sapere di non avere idea riguardo cosa fare ora e che perdere il conto in banca è come non esistere. La sua tesi è che sia una vendetta per la sua battaglia per la Brexit. “Negli ultimi anni, la stessa cosa è accaduta ai colleghi dell’Ukip e del Brexit Party, e conosco bene la procedura“, ha scritto sul Telegraph.
“Queste sono le organizzazioni che non volevano la Brexit. E credo che nel mio caso, probabilmente, il mondo delle imprese non mi perdonerà mai. Perché sanno che se non avessi fatto quello che ho fatto, con l’aiuto di migliaia di persone del nostro esercito popolare, non ci sarebbe mai stato un referendum, figuriamoci una vittoria“, prosegue Farage. Comunque, ha affidato il caso ad uno studio legale. Nel frattempo, non esclude l’ipotesi di trasferirsi all’estero. “Sto cominciando a pensare che forse vivere nel Regno Unito sta diventando del tutto invivibile a causa dei livelli di pregiudizio nei miei confronti“.
FARAGE “CONTI CHIUSI ANCHE A MEMBRI DELLA MIA FAMIGLIA”
“A diversi membri della mia famiglia sono stati chiusi i conti bancari. Non provo solo rabbia, ma anche senso di colpa. Una volta, nel Regno Unito tutti avevano diritto a un conto bancario. Ma da quando le Poste sono state privatizzate, questo non vale più. Senza un conto bancario, si diventa una non-persona, incapace di vivere nel rispetto della legge. In Germania e in altri Paesi il diritto al conto corrente esiste ancora. La nostra legge deve cambiare“. Anche se Nigel Farage non ha fatto il nome della banca, il Sunday Times ha scoperto che nel 2019 aveva un mutuo con Coutts, la banca privata di 327 anni i cui clienti includono membri della famiglia reale.
Coutts è di proprietà di NatWest, che in passato aveva ricevuto lamentele per chiusure di conti senza motivo. Infatti, c’è un gruppo su Facebook chiamato “NatWest ha chiuso il mio conto” che conta più di 9mila membri. Tra gli altri personaggi di alto profilo a cui sono stati chiusi i conti senza motivo c’è Tamara Beckwith, a cui è stato chiuso il conto della galleria d’arte all’inizio di quest’anno. “Mi prenderò un po’ di tempo libero per capire cosa fare. Ma tutto questo mi porta a chiedermi: la Gran Bretagna si è spinta così tanto sulla strada dell’autoritarismo che è troppo tardi per tornare indietro?“, ha concluso Farage sul Telegraph.