Mentre il governo porta avanti la battaglia per l’approvazione del disegno di legge per rendere l’utero in affitto reato universale, all’estero si discute per decidere se consentire o meno la maternità surrogata. Ad esempio, è ciò che accade in Svezia e Olanda. Nel frattempo, l’Unione europea prova a far da sé, servendosi di una normativa che all’apparenza appare “neutra”. Si tratta del Regolamento per il riconoscimento transfrontaliero della genitorialità, norma che dovrebbe garantire la tutela dei bambini delle varie nazioni e proteggere il miglior interesse del minore. Stando a quanto riportato da La Verità, in realtà quello che propone la Commissione europea è uno strumento per obbligare gli Stati membri a riconoscere la genitorialità a prescindere da come un bambino sia nato o sia stato concepito.
Pertanto, se un figlio è riconosciuto in una nazione Ue, dovrà esserlo anche nelle altre. Di conseguenza, si imporrà agli Stati membri di riconoscere, ad esempio, i figli di due padri e due madri, anche quelli nati tramite maternità surrogata. La relatrice della proposta è la socialista Maria Manuel Leitão Marques che vorrebbe pure eliminare anche la cosiddetta «eccezione di ordine pubblico». È la possibilità di non approvare «una decisione giudiziaria o un atto pubblico di filiazione accertato in un altro Stato membro qualora, in una precisa fattispecie, tale riconoscimento o accettazione fosse manifestamente incompatibile con l’ordine pubblico dello Stato membro interessato».
PRO VITA EUROPEI CONTRO REGOLAMENTO SULLA GENITORIALITÀ
A marzo la maggioranza aveva cercato di opporsi al certificato di genitorialità, infatti la commissione Politiche europee del Senato ha approvato una risoluzione che rifiutava il testo europeo. Nonostante ciò, il progetto della Commissione europea resta in piedi. Quindi, Bruxelles potrebbe emanare una norma che obbligherà gli Stati ad accettare l’utero in affitto, a prescindere dalle leggi nazionali. Per questo motivo, ieri alla sede belga dell’Europarlamento si è tenuto un grande meeting, “Fermiamo il mercato dei figli“, che ha raccolto vari movimenti contrari alla maternità surrogata. Ad organizzarlo l’eurodeputata della Lega Alessandra Basso. Matthieu Bruynseels di Europe for family avverte: «È un regolamento, non una risoluzione. Significa che, una volta che il Consiglio Ue lo avrà votato, sarà direttamente applicabile e giuridicamente vincolante in tutti i 27 Stati membri».
Il rischio per Bruynseels, come spiegato a La Verità, è che il certificato europeo di genitorialità crei «un grande mercato della maternità surrogata delle dimensioni dell’Unione europea. È fondamentalmente uno strumento per fingere che il bambino che hai acquistato attraverso lo sfruttamento riproduttivo sia il tuo legittimo figlio. Tutte le tutele amministrative o legali sullo sfruttamento riproduttivo saranno, di fatto, eliminate». Bruynseels ritiene che la proposta del regolamento sul riconoscimento della genitori e la creazione di un certificato europeo di genitorialità vada abbandonata e che l’Ue debba ratificare e attuare la Dichiarazione di Casablanca, una proposta internazionale per vietare l’utero in affitto. Il Parlamento sarà chiamato a votare la proposta ma, di fatto, la decisione sarà considerata alla stregua di un parere. Quindi, spiega La Verità, per bloccare la norma sarebbe sufficiente che anche un solo Stato, come l’Italia, la osteggiasse al Consiglio europeo, dove serve l’unanimità per approvare i regolamenti.