Inchiesta Qatargate, falsi scoop e manovre per salvare i socialisti coinvolti, spuntano giornalisti pagati da Soros e pool di cronisti che si sarebbero adoperati per smontare alcuni fatti. Il quotidiano La Verità ha analizzato l’opera di revisionismo che si sta compiendo nei confronti delle indagini per smentire alcune accuse a politici, con notizie rubate e materiale preso da una agenzia svizzera di investigazione molto chiacchierata per attività di dossieraggio.
Tutto ciò starebbe alimentando lo scontro tra Qatar ed Emirati Arabi grazie anche ai media finanziati dal banchiere miliardario che starebbero compiendo una vera e propria opera disinformativa, prendendo news da fonti non attendibili o inesistenti. Lo scopo di questa controinchiesta sarebbe quello di screditare l’indagine sull’europarlamento e ripulire l’immagine di alcuni politici coinvolti negli intrighi a Bruxelles. Nello specifico, parlamentari socialisti che sarebbero a libro paga di Doha e dossier sugli stessi provenienti dai servizi segreti degli Emirati Arabi, e presi di mira dal pool di cronisti.
“Giornalisti pagati da Soros per fare disinformazione sul Qatargate”, l’inchiesta de La Verità
In base all’inchiesta portata avanti dal quotidiano La Verità, emerge che diverse agenzie di stampa, pool di giornalisti e un cronista del Metropol, avrebbero condotto attività di controinformazione per tentare di screditare le indagini contro i parlamentari socialisti europei coinvolti nel Qatargate. A finire sotto accusa è stata l’azienda Alp Services di Ginevra, dalla quale sarebbero partite alcune fake news, prese da fonti non attendibili. Tra i finanziatori di queste opere ci potrebbe essere dietro il magnate della finanza Soros, che avrebbe garantito fondi a queste assegnando tre incarichi da un milione di euro.
Come scrive il giornale “Uno dei contratti prevedeva che Alp services svolgesse indagini su «reti di influenza», «lobbisti, influencer e giornalisti» del Qatar nell’Unione europea”. L’obiettivo sarebbe quello di arrecare danni di immagine, parlando di una “campagna di islamofobia“, e alimentando la guerra tra Emirati, Qatar ed Egitto. Le rivelazioni sarebbero state fatte dal sito di giornalismo investigativo francese Mediapart, che aveva in passato già affermato l’esistenza di una rete di disinformazione svizzera, su mandato degli Emirati Arabi.