STOCCARDA – Il ministro delle Finanze Christian Lindner ha reso noto in un documento di 1.364 pagine la sua proposta per la Legge di bilancio relativa al 2024. In base al documento, nei prossimi anni la priorità andrà ai settori della difesa, della digitalizzazione, della protezione del clima e dello sviluppo demografico. Il principio di sostenibilità finanziaria impone, però, il ripristino del freno all’indebitamento, sospeso per il Covid. La spesa complessiva ammonta a circa 445 miliardi di euro, 30 in meno rispetto al 2023: molti ministeri saranno, quindi, chiamati a risparmiare, in misura diversa.
Nel frattempo, dopo due trimestri di Pil negativo, la Germania è in recessione tecnica. Secondo Peter Adrian, presidente della Dihk (Camera tedesca dell’industria e del commercio), la situazione dell’economia tedesca è obiettivamente difficile: l’umore è pessimo, soprattutto tra le aziende del Mittelstand. C’è una forte riluttanza a investire e il valore della produzione industriale è ancora inferiore al livello pre-Covid. La Germania, ammonisce Adrian, è già tra gli ultimi in Europa per crescita, e rischia di perdere ulteriormente terreno.
La principale causa dei problemi, secondo Adrian, è individuabile nei costi associati alla transizione energetica. Le tensioni geopolitiche scaturite dalla guerra russo-ucraina e la contestuale uscita dal nucleare, peraltro pianificata da tempo, hanno fatto schizzare verso l’alto i costi energetici. Secondo un recente sondaggio della Dihk, il 30% delle aziende che investono all’estero lo fa principalmente per risparmiare sui costi: il valore più alto degli ultimi 15 anni. La delocalizzazione delle attività produttive potrebbe portare gradualmente a uno spostamento del baricentro delle aziende, con potenziale perdita di posti di lavoro in patria.
Secondo Alberto Forchielli, ospite sul canale Youtube di Michele Boldrin, la strategia energetica europea ha connotazioni masochistiche. Essendo l’Europa responsabile per una quota minima (8%) delle emissioni globali di CO2, i risultati degli sforzi europei sono destinati ad avere un impatto irrisorio sul clima. Le tecnologie chiave per la transizione energetica (pannelli solari, impianti eolici, batterie) sono d’altra parte controllate dalla Cina e da altri Paesi asiatici (Giappone e Corea del Sud). Cina che continua peraltro ad alimentare la sua crescita con centrali a carbone, determinando un aumento delle emissioni a livello globale. Resta la vocazione europea di “dare il buon esempio” al resto del mondo (non occidentale), che non sembra però particolarmente interessato a seguirlo.
La Germania osserva con sgomento anche i recenti sviluppi in Nordamerica. L’ultimo numero di Wirtschaftswoche (settimanale tedesco di economia) dedica un ampio servizio al “boom economico” innescato dalle iniziative del Presidente americano Joe Biden: piano per le infrastrutture, incentivi per i chips elettronici, Inflation reduction act. Il faraonico piano statunitense, volto a lanciare l’America su un’orbita di sostenibilità ambientale, sta attraendo molte aziende straniere. Wirtschaftswoche cita anche la nostra Enel, che investirà un miliardo di euro in Oklahoma per la produzione di pannelli solari.
Due fattori concorrono a spiegare la divergenza fra le due sponde dell’Atlantico. Il primo è il già discusso costo dell’energia, che negli Stati Uniti è molto inferiore. Il secondo fattore risiede nella diversa vocazione al rischio finanziario. Pur avendo gli Usa un rapporto debito/Pil pari a 134% (contro il 66% della Germania), continuano a spingere il pedale sull’acceleratore del debito, probabilmente contando sul fatto che l’impero del mondo occidentale non può fallire. La Germania è invece preda del rigore fiscale predicato dal ministro Lindner. Una strategia che potrebbe rivelarsi vincente nel lungo periodo, a patto di sopravvivere nel breve.
Segnaliamo anche il commento di Sara Wagenknecht, che sul suo canale Youtube critica aspramente il Governo del “pazzo semaforo”, con argomenti di sapore padronale. Secondo la parlamentare del partito comunista “Die Linke”, la politica energetica del ministro Habeck sta scardinando le fondamenta industriali dell’economia tedesca. “E se qualcuno pensa di rimpiazzare i posti di lavoro industriali con posti nel settore dei servizi,” continua Wagenknecht, “può andare a farsi un giro nel Nord dell’Inghilterra, a Pittsburgh, o visitare le zone deindustrializzate in Italia”.
Ma la natura potrebbe avere altre priorità. Le ultime rilevazioni mostrano un rialzo record (1 grado) delle temperature nel Nord Atlantico rispetto ai dati storici. In base ai modelli, per fermare la corrente del Golfo e precipitare l’umanità in una nuova era glaciale come nel film L’alba del giorno dopo, occorrerebbe un abbassamento delle temperature, causato dallo scioglimento dei ghiacci. Secondo Anders Levermann, professore presso l’Istituto per la ricerca sul clima di Potsdam intervistato sul podcast di Handelsblatt, si tratta comunque di un segnale fortemente anomalo e allarmante. L’ipotesi implicita alla base del ragionamento di Forchielli è che il rischio di un armageddon climatico non sia imminente. E se invece avesse ragione Greta?
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