Da low a hight: le compagnie aeree nate per offrire voli scontati, soprattutto su tratte secondarie o stagionali, a orari poco graditi e a scapito dei servizi di terra e di bordo, si sono evolute in aziende “normali”, almeno per i prezzi dei biglietti, perché invece per le facility ridotte per i viaggiatori adottate fin dall’inizio non è cambiato niente, anzi. Fino ad arrivare a una politica tariffaria a volte perfino superiore a quella delle compagnie di linea: secondo l’Osservatorio di Federconsumatori, i prezzi delle compagnie low cost sono superiori mediamente dell’8% sulle tratte nazionali e del 22% sulle tratte internazionali.
Ovvio l’allarme non solo dei consumatori, ma anche del garante per la sorveglianza dei prezzi, Benedetto Mineo, segretario generale al Mise, che ha convocato a rapporto ITA Airways, Ryanair, Malta Air, Aeroitalia, EasyJet, Neos e WizzAir per capire il perché dei rincari anche del 50% su rotte “critiche”, come ad esempio quelle tra Venezia, Roma o Milano e le nostre isole. Nella prima riunione Mister prezzi ha dato tempo fino al 20 luglio per ricevere dalle compagnie le loro motivazioni, che già sono ben note: il caro carburante, che adesso è sensibilmente calato ( da -22% a -45%), ma l’anno scorso era salatissimo, e – dicono le compagnie – le scorte pagate così tanto non sono ancora esaurite; la carenza di personale, che costringe a pagare straordinari a quello all’opera; il massiccio aumento del traffico.
Tutti paraventi che hanno però poca sostanza: sarebbero rare, infatti, le compagnie che acquistano con così tanto anticipo il fabbisogno di carburante, specie in periodi di alti prezzi, ma anche per le difficoltà di stoccaggio e l’imprevedibilità dei consumi delle benzine avio. Per quanto riguarda il personale. bisogna risalire alle limitazioni dei voli durante la pandemia, quando le compagnie sono ricorse alla riduzione dei voli e a massicci licenziamenti, salvo poi trovarsi in emergenza alla ripresa dei mercati: è vero che oggi mancano addetti, ma è anche vero che la causa è solo di chi aveva cercato di mantenere inalterate le marginalità limando drasticamente i costi. È vero anche che l’aumento dei viaggiatori sta causando un rialzo (comunque più che prevedibile) della domanda, ma si tratta di un trend che dovrebbe solo agevolare i fatturati delle compagnie, che invece che rinegoziare un maggior numero di slot e rotte arrivano a ipersaturare i voli, generando spesso overbooking, ritardi, e inevitabili disagi per i passeggeri.
Entro la prossima settimana le compagnie dovranno produrre l’evoluzione tariffaria sulle rotte indicate, mentre anche il ministero delle Imprese e del Made in Italy sta svolgendo verifiche: tutti i risultati verranno poi discussi il 20 luglio nella riunione dell’istituita Commissione di allerta rapida sul caro voli, una data però contestata fin da subito: Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Consumatori, sostiene che “la riunione è tardiva. Già i rialzi di maggio erano stati anomali: il trasporto passeggeri era rincarato mediamente del 37,9% sul maggio 2022, i voli nazionali al +43,9%, quelli intercontinentali al +36,8%. Sono solo speculazioni”.
Nel frattempo, Fiavet (l’associazione delle agenzie di viaggio) ha intrapreso un’azione legale contro Ryanair, accusata di ostacolare le adv nell’acquisto dei biglietti aerei per conto dei clienti. E il Codacons ha presentato un esposto alla Guardia di Finanza, chiedendo di verificare possibili speculazioni a danno degli utenti del trasporto aereo. Il Codacons ha anche stilato una lista dei voli più costosi sul mercato: in solitaria prima posizione svetta la tratta Fiumicino-Vanuatu (in Oceania), che in agosto arriva a costare più di 30 mila euro. Ma pur trascurando i problemi per i pochi viaggiatori così long range, le cifre assurde non mancano anche per mete ben più prossime, tanto da spingere altre associazioni di consumatori a raccomandare di adottare accorgimenti pro risparmio, come effettuare le prenotazioni di notte, programmare le partenze tra il lunedì e il mercoledì o scegliere biglietti open-jaw, quelli che permettono di cambiare aeroporto tra andata e ritorno.
Secondo Federconsumatori, il costo medio di un volo, rispetto al 2022, è aumentato quest’anno del 26,3%, con picchi del 54% sulle tratte nazionali (Milano-Olbia) e del 52% (Milano-Londra) sulle tratte internazionali prese in esame. La guerra tra low cost e compagnie di linea non produce competitività sui listini, anzi sembra che ci sia una generale tendenza al rialzo. E anche se i prezzi base praticati dalle low cost potrebbero sembrare accattivanti, bisogna fare i conti con i costi (mica tanto) accessori: la scelta del posto a sedere costa circa 10 euro supplementari; se si sbaglia la dimensione del bagaglio a mano (quelli ammessi cambiano da compagnia a compagnia) arriva un altro ticket, da 20 euro in su; se si vuole evitare la coda e scegliere un imbarco prioritario si paga. E via così. Più che “volare, oh oh”, insomma, Modugno oggi canterebbe “volare, ahi ahi”.
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