Il Governo ha in programma una riforma delle pensioni e in molti si stanno domandando cosa cambia rispetto al sistema attuale. Prima di ottobre non ci saranno novità ufficiali, in quanto è necessario valutare quante sono le risorse a disposizione. Alcuni indizi in merito a quello che potrebbe essere il nuovo modello sono state annunciate.
Le modifiche, come riportato da Il Giornale, dovrebbero riguardare in particolare le donne, con un allargamento complessivo della platea di coloro che possono accedere al percorso a partire dai 60 anni. Al momento possono ritirarsi dal lavoro in anticipo esclusivamente le donne che sono state licenziate, le invalidi civili in misura uguale o superiore del 74% e le caregiver. L’obiettivo è quello di eliminare le distinzioni in termini di lavoro, senza inserire quelle che riguardano il numero di figli. In questo caso ci sarebbe un compromesso tra le idee dell’esecutivo, ma senza stravolgere del tutto il sistema attuale.
Pensioni, cosa cambia: la questione dell’Ape Sociale e di quota 41
Il modello che si paventa è quello di una conferma dell’Ape Sociale, che potrebbe essere comunque potenziato. Attualmente l’età per usufruirne è di 63 anni, ma potrebbe essere abbassata anche a 61. La ministra del lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, sostiene che l’espansione sarà graduale. Nell’attesa di scoprire cosa accadrà da ottobre, la misura in questione è stata comunque prorogata fino al 31 dicembre 2023 ed è rivolta ai caregiver, agli invalidi dal 74%, ai disoccupati di lungo corso e agli addetti ai lavori gravosi. Inoltre può accedere al percorso in questione anche chi ha compiuto almeno 63 anni e non è titolare di pensione diretta in Italia o in altri paesi.
In merito alla flessibilità in uscita, invece, verrà prorogato quota 103 per il prossimo anno con una maggiore accessibilità. Entro il 2025, invece, potrebbe essere attuato un modello molto simile a Quota 41 per i lavoratori che hanno versato i contributi per 41 anni.