Quando arriva l’estate e puntuale come le punture di zanzara s’ode nei vari tiggì che il turismo culturale in Italia sta andando forte, con milioni di visitatori che da ogni angolo del pianeta si riversano nelle bellissime città d’arte del nostro Belpaese, il pensiero, cari Lettoràstri (amici lettori dei comicAstri), corre veloce e subitaneo al nostro Zingarelli, il vocabolario che sa tante cose perché le ha rubacchiate qua e là in giro per il mondo.
Ecco, lo Zinga ci piace immaginarlo con il cappellino in testa, lo zainetto sulle spalle e tra le mani una guida (la sua, perché non ha certo bisogno di quella del Touring…) mentre visita Venezia, Pisa, Firenze, Roma o Pompei, spargendo perle di cultura, nozioni storiche a man bassa e conoscenze artistiche altolocate (nel senso che sono di altissima, quasi inarrivabile, qualità e profondità).
E se proprio in queste vesti pensavamo di incontrarlo per farci suggerire qualche inedita meta istruttiva, grande è stata la nostra sorpresa nel sorprenderlo, appunto, agghindato di tutto punto come un qualsiasi appassionato di turismo enogastronomico: scarpe da ginnastica, camicia stile country, jeans, felpa d’ordinanza (in caso di improvvisa brezza serotina) e una mappa del Sud Sardegna, con il nome di un paesino cerchiato in rosso.
Caro Zinga, strano trovarti con questo insolito outfit. Dove sei diretto?
Cari amichelli, amici dello Zingarelli, quest’anno è tempo di sagre e sto per imbarcarmi su un traghetto per la Sardegna. Destinazione: Gonnosfanadiga.
Un posto che solo a mettere l’accento giusto ci affatica…
Ben lo immagino, cari ignorantelli (ignoranti che ignorano lo Zingarelli)! È un bellissimo comune della Sardegna meridionale di 6mila abitanti, un territorio che si estende fra la pianura del Medio Campidano a nord-est e il massiccio del monte Linas a sud-ovest. Ogni anno vi si celebra una sagra delle olive, dell’agroalimentare e dei mestieri locali, la più importante vetrina regionale dell’olio extravergine e delle olive da mensa.
Sì, ma sarà in autunno, in piena campagna olivicola. Non credi di essere troppo in anticipo?
Ovviamente non mi reco ivi non vado per la novembrina sagra delle olive. Vado a Gonnosfanadiga a inaugurare “Non fate gli gnorri”.
Disignorraci, dai…
Vorrei lanciare una nuova sagra, questa volta in piena stagione turistica.
Non male come bella idea. E di che sagra si tratta? Del porceddu?
Acqua… acqua…
Del pecorino sardo?
Acqua…
Dei culurgiones?
Fuochino…
Dei malloreddus, gli gnocchetti sardi?
Fuoco! Ma non sarà solamente la sagra degli gnocchi e delle gnocche…
Mmmmmh… anche le gnocche?
Come ripete sempre il mio oculista di fiducia: anche l’occhio vuole la sua parte! Non fatemi però perdere il filo del discorso! Dicevo: sarà non solo la sagra degli gnocchi e delle gnocche, sarà soprattutto una celebrazione in grande stile della civiltà “gnuragica”.
Forse alludevi alla civiltà… nuragica?
No, cari saputelli (saccenti che pensano di saperla più lunga dello Zingarelli!). Siete voi a non conoscere la civiltà gnuragica, che precede quella nuragica. Era un tempo nel quale l’animale simbolo della Sardegna non era il maialetto né il cinghiale, bensì lo gnu, portato sull’isola dalle prime spedizioni puniche e fenice.
E, di grazia, che tracce ha lasciato questa civiltà in Sardegna?
Gli gnuraghi, ignuranti che non siete altro! Case-ristorante con mura turrite e forni altissimi, costruite in pietra, sabbia e sughero, all’interno delle quali i pastori preparavano gli gnucchetti sardi – pasta tipica a forma di sottili conchiglie rigate fatte di farina di semola e acqua e cucinate con ragù di gnu – e l’allora famosissimo e prelibatissimo gnueddu, la carne degli gnu da latte arrostita allo spiedo e speziata. Il tutto accompagnato da litri di birra artigianale Ichgnusa. A fine pasto, poi, un bel sorso di mirto ignudo, ricavato da bacche vergini, per favorire una buona digestione.
E pensi che tutto questo gnam-gnam avrà successo di pubblico?
Gnorsì, agnostici che non siete altro! Anzi, vi do appuntamento a Gonnosfanadiga, dove sono già in arrivo delegazioni provenienti dal Kenya e dalla Namibia, recanti seco esemplari di giovani gnu. E sarà una bella festa… gnuova di zecca!
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