Nel calendario romano, ogni anno il 14 luglio viene ricordato San Camillo de Lellis. Durante la sua vita terrena si è fatto apprezzare come fervente religioso e leader italiano capace di fondare e gestire in maniera impeccabile l’ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermieri, conosciuti anche con il nome di Camilliani. Il suo merito è stato indubbiamente quello di aver rivoluzionato la professione dell’infermiere e dell’assiustenza ai malati negli ospedali, in quanto riteneva che oltre alla cura del corpo, chi assiste il malato, secondo San Camillo, avrebbe dovuto farsi carico del suo spirito. Una novità assoluta per l’epoca, perché le persone erano sovente abbandonate a loro stesse.
L’incredibile storia di San Camillo de Lellis: dalla vita spericolata alla conversione
San Camillo è nato il 25 maggio del 1550, nel piccolo comune di Bucchianico, nell’attuale territorio della provincia di Chieti in Abruzzo. La sua era una famiglia benestante perché faceva parte della piccola aristocrazia. Il suo nome è dovuto a quello della mamma Camilla, originaria di Loreto Aprutino. La cosa straordinaria, soprattutto tenendo conto del periodo storico, è che San Camillo de Lellis nacque quando la mamma aveva già 60 anni di età. Suo padre invece era un ufficiale che spesso prestava servizio con l’esercito spagnolo. I primi anni di vita di San Camillo furono tutt’altro che esemplari. Infatti era ricordato come un giovane piuttosto pigro e dedito alla rissa, per cui suo padre per raddrizzarlo decise di avviarlo alla carriera militare.
Quando sembrava proprio ben inquadrato in questa figura professionale, successe un problema di salute che lo costrinse ad abbandonare la carriera militare. In particolare, nel 1570 fu colpito da un’ulcera al piede. All’epoca era un problema di salute piuttosto importante, tant’è che dovette recarsi a Roma presso l’ospedale di San Giacomo degli Incurabili. Dopo un lungo percorso, riuscì a guarire e addirittura decise di restare in quell’ospedale facendosi assumere come inserviente. Purtroppo la sua indole non era ancora cambiata e siccome aveva scarsa propensione verso il sacrificio e il lavoro, venne presto licenziato dopo circa quattro mesi. Nel frattempo anche il quadro familiare era molto cambiato perché sua madre era morta da tempo e suo padre era deceduto a sua volta.
A questo punto decise di fare l’unica cosa che sembrava essere in grado di gestire ossia combattere. Tornò a dedicarsi a questo settore come soldato di ventura combattendo prima sotto la bandiera di Venezia e poi, seguendo un po’ le orme paterne. entrò nei grandi della Spagna. Sembrava aver sistemato la propria vita, ma in realtà non passò tanto tempo prima che ritornasse a commettere errori che lo portarono a diventare un vero e proprio vagabondo. La svolta arrivò quando perse tutti i suoi averi al gioco e decise di affidarsi ai cappuccini del convento di Manfredonia. Nello specifico il 2 febbraio del 1575, mentre stava percorrendo il cammino che collega Manfredonia con San Giovanni Rotondo, e nella zona che viene ricordata come la Valle dell’Inferno, ebbe luogo la sua conversione o per meglio dire la decisione di consacrare la propria vita al signore diventando così un frate cappuccino.
Il sacerdozio e la Croce Rossa: la fondazione dei Ministri degli Infermi
Venne quindi inviato in un convento di Trivento in provincia di Campobasso, ma di tanto in tanto dovette fare i conti con problemi dell’ulcera e quindi dovette tornare un’altra volta all’ospedale di Roma, dove peraltro vi restò quattro anni per dare supporto, stavolta con tutt’altro spirito. Si occuperà successivamente anche una terza volta di questo ospedale però nelle vesti di economo.
La sua esperienza gli fece capire quanto fosse gratificante e bello dare supporto agli ammalati e nel 1582 fondò la compagnia dei Ministri degli Infermi. Le regole di questa nuova compagnia vennero approvate da Papa Sisto V nel marzo del 1586 con San Camillo che imponeva una grande disciplina che riguardava anche la gestione della contabilità. La sua figura è indissolubilmente legata alla Croce Rossa, sempre approvata dal Pontefice, cucita sull’abito religioso.
Nel frattempo nel 1583 è stato ordinato sacerdote: la sua compagnia nel corso degli anni si mise in mostra per le opere benefiche nei confronti dei bisognosi e questo contribuì enormemente all’espansione dell’ordine in tantissime città italiane tra cui Napoli, Milano, Palermo Bologna, Mantova, Genova e tante altre. Nel 1607 però fu costretto a lasciare la gestione di quell’ordine per via delle malattie che lo colpirono e che lo portarono alla morte il 14 luglio del 1614, all’età di 64 anni. La reliquia del suo cuore, che per un periodo di tempo era stata traslata alla sua cittadina Natale, oggi è presente a Roma nel convento della Maddalena.
Gli altri Santi del giorno
Il 14 luglio sul calendario romano e cristiano non si festeggia soltanto San Camillo de Lellis, ma anche altri personaggi tra cui San Vincenzo Madelgario, Sant’Ottaziano, il beato Corznato, il beato Bonifacio, Santa Toscana, la beata Angelina di Marsciano, il beato Gaspare de Bono e San Francesco Solano.