Non è cambiato nulla nel Mediterraneo centrale dal naufragio del 14 giugno che è costato la vita a oltre 500 migranti. Anzi, le forze incaricate direttamente dai Paesi membri dell’Unione europea di bloccare l’esodo dei migranti dall’inferno libico iniziano ad usare le armi contro le Ong. Ne parla L’Humanité in Francia, spiegando che aprono il fuoco in mezzo al mare sulle navi Ong e sulle persone che aiutano. Questo è quel che è successo, ad esempio, alla SOS Méditerranée. Intorno a mezzogiorno di venerdì 7 luglio, infatti, l’equipaggio dell’Ocean Viking ha effettuato un primo salvataggio a 45 miglia nautiche al largo di Garabulli, sulla costa della Libia, salvando 46 persone stipate in una barca alla deriva. «L’operazione di salvataggio era appena terminata quando abbiamo visto una motovedetta della guardia costiera libica arrivare nella zona con l’obiettivo iniziale di recuperare la barca vuota. Devono aver pensato che avesse un valore di mercato», racconta José Benavente, fondatore dell’ONG Pilotes volontaires, che, ai comandi di un aereo Colibri 2, ha osservato e filmato quanto accaduto.
L’imbarcazione libica è stata identificata: è una delle due navi della classe Carrubia recentemente donate alla Libia dalla Guardia di finanza italiana nella cerimonia del 23 giugno a Messina, alla presenza di funzionari europei, autorità italiane e guardia costiera della Libia. Questo aiuto rientra nel progetto europeo, nonostante a marzo un rapporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani abbia denunciato la collusione della Guardia costiera della Libia e della Direzione per la lotta alla migrazione illegale con i trafficanti legati alle milizie, nell’intercettazione e nella privazione della libertà dei migranti.
SPARI DURANTE SALVATAGGIO MIGRANTI: COS’È SUCCESSO
Tornando all’Ocean Viking, sul canale 16 della radio VHF dell’imbarcazione e dell’aereo si è udito un nuovo messaggio di soccorso. Un’altra imbarcazione, con una decina di migranti a bordo, aveva lanciato un mayday a poche miglia nautiche di distanza. Quindi, l’hanno individuata ed è partita l’operazione di soccorso. Nel frattempo, il Centro italiano di coordinamento del soccorso marittimo (MRCC) italiano ha preso contatti con l’Ocean Viking per informarli che era stato assegnato loro il porto di Civitavecchia per far sbarcare i superstiti del primo salvataggio. Stando a quanto ricostruito da L’Humanité, l’equipaggio ha avvisato l’Italia della presenza della seconda imbarcazione alla deriva, quindi le autorità marittime italiane hanno suggerito loro di recarsi in zona per valutare la situazione.
I libici erano nelle vicinanza. I soccorritori hanno provato a contattarli, ma uomini armati a bordo della motovedetta hanno ordinato loro di andare via. L’equipaggio dell’Ocean Viking ha risposto di avere il via libera dell’Italia e hanno chiesto l’autorizzazione a lanciare l’operazione di salvataggio. Sono stati lanciati due gommoni per i migranti in difficoltà, che sono saliti sulle scialuppe dirette verso l’Ocean Viking. A quel punto la motovedetta della Libia ha cominciato una serie di manovre rapide e pericolose per bloccare il percorso di soccorritori e superstiti.
MOTOVEDETTE FINANZIATE DA UE: COMMISSIONE REPLICA
Mentre soccorritori e migranti acceleravano, in almeno tre occasioni dalla motovedetta libica è partito il fuoco nella loro direzione. I proiettili sono finiti in acqua, altri sono stati sparati in aria. «Questa dimostrazione di violenza è totalmente contraria a tutte le regole del soccorso in mare e del diritto umanitario», dichiara a L’Humanité Alessandro Porro, responsabile del team di soccorso SOS Méditerranée, che si trovava su uno dei due motoscafi attaccati. «Creare panico e aggiungere pericolo a una situazione già pericolosa non è solo una questione di buon senso, ma anche di giustizia. Stanno dimostrando ancora una volta che non sono lì per salvare le persone», aggiunge José Benavente, che ha assistito all’intera vicenda dal suo aereo.
L’Ue dal canto suo prova a giustificarsi. «A prescindere dal fatto che le barche siano finanziate dall’Ue o meno, tutte le operazioni devono essere condotte nel rispetto del diritto internazionale, stiamo facendo tutto il possibile perché i nostri fondi non vadano a violare i diritti umani», le parole della portavoce del gabinetto von der Leyen riguardo il fatto che le motovedette in dotazione della cosiddetta Guardia costiera libica siano finanziate direttamente da Bruxelles nell’ambito del programma Support to integrated border and migration management in Lybia (Sibmmil).