Il M5s da giorni invoca le dimissioni della ministra del Turismo Daniela Santanchè, ma dimentica i problemi in casa. Come riportato dal Foglio, il gruppo grillino alla Camera dei Deputati ha combinato parecchi pasticci nella passata legislatura, in ordine sparso: dipendenti malpagati per le mansioni che svolgevano, contributi versati nella cassa previdenziale sbagliata, una lunga trattativa con i sindacati appena scattò il licenziamento collettivo.
Nella passata legislatura il M5s poteva contare su numeri importanti in Parlamento, complice il clamoroso 33 per cento raccolto alle elezioni del 2018. Per cinque anni i pentastellati hanno assunto giornalisti nell’ufficio comunicazione di Montecitorio con contratti di collaborazione di pochi mesi, rinnovabili di volta in volta, e soprattutto inquadrandoli come amministrativi. Poi il sindacato Stampa romana riesce a ottenere per i giornalisti non inquadrati un accordo soddisfacente. Ma non è tutto.
M5s tra il caso Santanchè e i pasticci alla Camera
Come evidenziato dal Foglio, loro hanno firmato un “tombale” che li obbliga a non rivendicare gli arretrati in compenso riescono a ottenere quattro mesi (invece di otto per i giornalisti assunti) per il licenziamento senza preavviso. E ancora, la disoccupazione dell’Inpgi di due anni. Nonostante la perdita di qualche soldo, sono riusciti a ottenere qual cosina rispetto al normale tfr se fossero passati per normali amministrativi. Magheggi firmati dal M5s duro e puro, quello dell’abolizione della povertà, dei decreti Dignità e delle esultanze per il reddito di cittadinanza.
Come per molti altri dossier, dagli inciuci alle alleanze, l’integralismo della prima ora si ritorce contro. Per questo risulta ancora più incoerente invocare oggi le dimissioni della ministra Santanchè, dati certi pasticci…