Intercettazioni, nuove norme sulle ordinanze cautelari e sulle assoluzioni in primo grado, abolizione dell’abuso d’ufficio. La riforma della giustizia targata Carlo Nordio, Guardasigilli del governo Meloni, tiene banco, anche se in questo momento il dibattito vive dello scontro tra esecutivo e Anm e sulle polemiche relative a nuove proposte come quelle relative all’imputazione coatta e al concorso esterno in associazione mafiosa. In ballo c’è anche l’annosa questione della separazione delle carriere, sempre sul tavolo anche se non ancora affrontata con decisione nonostante sia una delle bandiere del centrodestra.
Alla fine, dice Frank Cimini, storico cronista di giudiziaria, già al Manifesto, Mattino, Apcom, Tmnews e attualmente autore del blog giustiziami.it, anche dopo le sollecitazioni di Mattarella, politici e magistrati non si scontreranno, ma sarà proprio il Governo a cedere di più.
Nello scontro tra Governo e Anm Mattarella sta cercando di mediare. Cosa può fare?
Mattarella continua a essere inefficace, va avanti per moniti o per tentativi di mediazione che lasciano il tempo che trovano. Il problema è che la politica non ha il coraggio di fare quello che deve fare e quindi rimane succube dei magistrati. Anche stavolta quello che bisognerebbe fare, cioè la separazione delle carriere tra chi indaga e chi giudica, non si farà, perché la magistratura non vuole e tutte le volte che si arriva al bivio i politici hanno paura. Quando si devono fare le riforme c’è il veto dei magistrati o meglio della magistratura associata, dell’Anm.
Ma la riforma così come l’hanno presentata verrà portata avanti o modificheranno qualcosa?
Non so se la porteranno avanti. Sull’abuso d’ufficio adesso dicono che hanno paura dell’Europa, sul traffico di influenze la stessa cosa. La separazione delle carriere non la fanno perché, separando le carriere e con due distinti Csm finirebbe la “dittatura” dei pm sulle carriere dei giudici. E i pm sono i magistrati più potenti. Mi sembra che si voglia mantenere la status quo. Nordio finora è una delusione, anche se non per colpa sua, ma perché non ha un partito dietro: è stato voluto dalla Meloni, ma poi dall’interno di FdI arrivano continui ostacoli ai suoi annunci, come è successo con il sottosegretario Mantovano sul concorso esterno all’associazione mafiosa.
Anche nella maggioranza si procede con marce diverse?
La politica non ha forza, non ha credibilità, fa di tutto per continuare a non averla, ed è da decenni che c’è questa situazione. In questo momento, a cominciare dal Governo, vogliono un accordo con i magistrati, rinunciando alle riforme che dovrebbero fare oppure annacquandole molto.
Non ci dobbiamo aspettare, quindi, che mantengano l’impianto iniziale della riforma?
Sulla separazione delle carriere dovrebbero accelerare, come sarebbe necessario, perché essendoci bisogno di una legge di revisione costituzionale con la doppia lettura nei rami del parlamento i tempi già sono lunghi. Invece si fermano. La magistratura perderebbe potere: non è vero, come dice l’Anm, che sono pochissimi i magistrati che ormai chiedono di cambiare ruolo. Il problema non è questo, è un problema di mentalità, di cultura. Se realizzassero la separazione, ci sarebbero due Csm per cui i pm non potrebbero più avere l’ultima parola sulle carriere dei giudici.
Ora si è aperto anche il dibattito sul concorso esterno in associazione mafiosa: cambieranno la norma?
Il concorso esterno è una scorciatoia che dal punto di vista delle condanne cambia poco: contestando il favoreggiamento, soprattutto se aggravato, invece che il concorso esterno si arriva più o meno alle stesse pene. Il problema è che il favoreggiamento non fa titolo sui giornali e non fa fare carriera ai pm. Vogliono tenere in piedi il concorso esterno sul quale ha ragione Nordio: è evanescente, è un ossimoro. Se uno concorre è interno e non esterno. Quando c’è difficoltà a provare la partecipazione all’associazione si procede con il concorso esterno che richiede anche meno prove.
Su questo però non vogliono andare avanti, è un’idea di Nordio.
Non vogliono andare avanti. Va bene a tutti, anche ai giornali, con poche eccezioni: è tutto un coro per cui il concorso esterno in associazione mafiosa è la cosa principale per combattere la mafia.
Una delle proposte che ha fatto discutere in questi giorni, anche in relazione al caso Delmastro, riguarda l’impossibilità del gip di opporsi a una richiesta di archiviazione disponendo l’imputazione coatta. Una linea da seguire?
No. Si vuole la separazione delle carriere, poi nel momento in cui c’è un gip che non si appiattisce, siccome non va bene quella singola decisione, lo si critica. Qui si tende a fare leggi e governare sulla base della cronaca quotidiana. Su Delmastro il ragionamento del gip non è sbagliato: è laureato in legge, avvocato, parlamentare, sottosegretario alla Giustizia, come fa a esserci la mancanza del dolo, dell’elemento soggettivo del reato per cui non era consapevole che le carte erano segrete? Poi questo non esclude che Delmastro possa essere prosciolto perché siamo sul filo del rasoio. In uno stato di diritto ci vuole qualcuno che controlli quello che fa il pm: è il titolare dell’azione penale, ma non è il signore assoluto. E chi controlla se sbaglia è il gip.
L’impianto generale della riforma verrà cambiato? Mattarella ha avanzato qualche richiesta su questo?
Mattarella è preoccupato soprattutto che non ci sia uno scontro tra politica e magistratura. L’approverà, perché adesso non c’è nessuna ragione per dire di no, tuttavia si riserva di vedere cosa succede e chiede che si mettano d’accordo. Ma il Governo ha già deciso che si metterà d’accordo con i magistrati.
Il Governo cederà qualcosa?
Ci sarà un compromesso ma, secondo me, cederà più il Governo dei magistrati. Non farà la separazione delle carriere, sul concorso esterno non interverrà, l’abuso d’ufficio probabilmente non sarà abolito totalmente. I politici hanno paura, non si vogliono scontrare con la magistratura perché pensano che per loro ci possano essere conseguenze, non hanno la forza necessaria. E Mattarella media ma non decide mai niente, basta ricordare cosa è successo con il precedente Csm: hanno cacciato Palamara e ancora adesso si continua a nominare i magistrati con il metodo di Palamara, con le correnti.
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