I poteri oligarchici, politici e finanziari degli Stati Uniti d’America hanno fra le maggiori e severe preoccupazioni due progetti in essere: la Borsa dell’oro di Mosca alternativa allo LBMA di Londra e la creazione della valuta di conto dei Paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa). Se questi due progetti divenissero operativi, sancirebbero la fine formale del dollaro come valuta preponderante degli scambi mondiali e in sequenza il suo asset di riserva unico. Devo aggiungere, subito, che non si hanno ancora date operative di nessuno dei due progetti. Si sa invece che la riunione del 22-24 agosto 2023 a livello di capi di Stato in Sud Africa dovrebbe dare una notevole accelerazione alla creazione della valuta di conto dei Brics; sostanzialmente, dopo vari annunci sistemici e condivisi da parte dei Brics, ora si attendono i fatti.
Proprio in tale incertezza, mi sento di sbilanciarmi a dire che se prende il via lo farà per primo e con molto anticipo l’implementazione della Borsa dell’oro di Mosca, che dovrebbe raggruppare i Paesi e le aziende del settore che arrivano a produrre il 65% dell’oro planetario, scalzando in tal modo dalla veste di unica piazza del mondo come fissazione di prezzo, lo Lbma di Londra; per inciso, poi, ricordiamo che le dinamiche di prezzo che si riversano sullo Lbma vengono prodotte al Comex di Wall Street a New York, quasi esclusivamente con contratti future, il famoso “oro di carta”.
Vari report ci dicono che quando e se la Borsa oro di Mosca partisse, si avrebbero immediatamente due prezzi in dollari dell’oro, quello attuale che conosciamo dallo Lbma che al 9 luglio 2023 è pari a 1.925 dollari/oncia e quello della neonata borsa alternativa e concorrente che lo fisserebbe da subito a circa 2.350 dollari/oncia; già da questi dati “ex abrupto” si osserva la forte svalutazione del dollaro che porterebbe sempre più la divisa interessata alla fine del suo dominio finanziario sul mondo; ricordiamo infine che a 2.700-2.800 dollari/oncia da qui e entro tre anni, si ha la fine del dollaro Usa come asset di riserva mondiale solitario; a tali dati la quota media nelle banche centrali di tutto il mondo scenderebbe a circa il 35% e il volume degli scambi mondiali in dollari non supererebbe il 50-52%; insomma, fine del monopolio solitario del dollaro, ma non tracollo fallimentare e definitivo.
Tutti questi aspetti, però, sui tempi, le modalità e le intensità degli accadimenti sono fenomeni al momento troppo nebulosi e complessi per poterli tracciare dentro schemi finanziari robusti; la fa da padrone al momento un’impostazione più ampia e profonda, mal al tempo stesso notevolmente più qualitativa e piena di giudizi di valore, cioè a dirsi la dimensione geostrategica degli eventi.
Invece, in merito alla costituzione di una valuta di conto dei Brics alternativa al monopolio del dollaro in maniera definitiva e formale, lo credo un progetto più difficoltoso e insidioso; mi spiego meglio: una cosa è criticare il dollaro e le sue storture, fra cui un’eccessiva sopravvalutazione economica e un potere diffuso e pervasivo degli Usa nei confronti di ogni Paese del mondo, e quindi cercare di detronizzarlo avendo oramai molta forza economica, demografica, e di risorse energetiche da mettere sul piatto; altra cosa, invece, è il corretto e efficace funzionamento futuro di questa nuova valuta.
Agli inizi, allo stato progettuale sono tutte “magnifiche sorti e progressive”, quando poi è nel tempo e nella pratica che compaiono problemi severissimi. In più chiare lettere, è affascinante sentir parlare di una nuova valuta basata sulle riserve d’oro, su quelle di altri metalli preziosi, sul petrolio, sul grano, sulle popolazioni e su altri indicatori dei più vari di tipo economico e finanziario che riguardano i singoli Paesi partecipanti; poi, però va ricordato che le condizioni con cui si è partiti variano e non facilmente in modo armonico tra tutti partecipanti facendo così emergere frizioni e questioni di status di potenza, che in un modo diverso ma logicamente simile sono le stesse di quelle del dollaro americano.
Facciamo un esempio: ipotizziamo che il 1° gennaio 2024 parta questa nuova valuta Brics creata alla situazione del momento dei Paesi partecipanti, ipotizziamo pure uno scenario del divenire economico auspicato e progettato dai partecipanti stessi in un certo modo; se poi, però, poniamo, tra cinque anni al 2029 la Cina avesse le esportazioni tre volte superiori a quanto si era concordato, questo singolo fatto metterebbe in crisi tutta l’architettura di questa nuova valuta; è ovvio pertanto che in queste fasi progettuali i partecipanti stiano ipotizzando meccanismi di neutralizzazione di tutte le manifestazioni non volute, la pratica insegna però che alla fine si impongono i fatti, e pertanto se i fatti divergono troppo dai desiderata, iniziano le crisi sistemiche.
Da queste sommarie considerazioni, pertanto, si ricava subito un elemento che lascia molto da riflettere, e cioè che consessi in seno al G20, al Fmi, alla Wto troppi ce ne sarebbero per portare nuove soluzioni condivise alla fine del monopolio finanziario ed economico quasi assoluto del dollaro; quindi, se non si utilizzano è perché non funzionano, e non funzionano perché oramai blocchi interi di nazioni non cercano più soluzioni condivisibili, ma cercano di vincere e imporsi, senza se e senza ma; da una parte il G7, dall’altra i Brics, ma la logica di fondo è sempre la stessa: volontà di potenza.
Basti pensare, ad esempio, al Brasile che è oramai chiaro che incolpa gli Usa del suo mancato sviluppo e delle sue criticità, grazie a un uso del dollaro e della politica della Casa bianca da due secoli a questa parte, tesi a tenere arretrata la nazione gigante dell’emisfero Sud. La valuta dei Brics pertanto è un’arma di guerra contro lo strapotere degli Usa, facendo così emergere il Brasile al suo status reale di potenza mondiale; poi, quello che accadrà e accadrebbe tra i Brics una volta detronizzato in modo sostanziale il dollaro è un aspetto che verrà affrontato o verrebbe affrontato al momento; del tipo anche un’eventuale contrapposizione dura con un antico alleato come la Cina.
Insomma, prima vincere che significa out agli Usa, poi qualsiasi situazione arriva la si vive in un mondo nuovo.
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