Un sognatore con i piedi per terra

Cristo getta semi dappertutto: lascia che sia la terra a decidere cosa fare. Dà una possibilità anche ai cuori spinosi. Anche noi dobbiamo seminare, senza alibi

Non era uno di quelli che s’illudevano Cristo: era uno di quelli che sognavano. Appariva persino buffo quando sognava: era un sognatore con i piedi per terra, di quelli che mentre i realisti sanno dove devono andare, i sognatori son già lì. La società, però, non è disposta a perdonarli questi uomini. La società perdona più spesso il criminale del sognatore: Barabba invece di Cristo. Loro, i sognatori, nel frattempo continuano a filare via dritti per la loro strada: “È per merito dei sognatori se anche noi, i disincantati, siamo un po’ meno di pietra e disperati di quanto saremmo senza di loro” (A. Oz).

Quando Cristo s’inventa qualcuna delle sue parabole – storie così piene zeppe d’immagini di fantasia e di poesia – appare il più folle dei sognatori: “Hanno ragione a dire che ho sempre la testa altrove – potrebbe riflettere mentre, con le sementi in tasca, esce dal casale per andare nei campi –: posso anche apparire poco attento alla logica, leggermente disordinato nella semina. Una cosa, però, nessuno me la potrà mai rinfacciare: d’essere uno che perde la speranza facilmente. No, questo no!”. Assolutamente: “Mentre il seminatore seminava una parte cadde lungo la strada. Un’altra parte sui rovi. Un’altra parte cadde sul terreno buono”. Chi lo vide seminare quel giorno, rassicura che mentre la sua tasca si svuotava, il suo cuore si riempiva.

All’osteria, con un altro calice di vino in mano, si è visto più di qualcuno pisciarsi addosso dalle risate: “Guarda quant’è ubriaco quell’uomo! Guardate! È mezz’ora che sta seminando sull’asfalto: ditemi voi se uno così non è da metter al manicomio!”. L’oste, dall’altra parte del bancone: “Prima ha seminato per una buona mezz’ora su per il sentiero pieno di rovi che porta al cimitero. Non vi siete accorti?”. Un bicchiere tira l’altro, quando si è in compagnia: nessuno che semini e tutti che vorrebbero raccogliere.

Cristo, nel frattempo, continua a seminare le sue sementi dappertutto, non si stanca di tenere aperto il dialogo con tutti: con i cuori d’asfalto, quelli spinosi, quelli impastati di bontà. Lui è uno di quelli che preferisce farsi ridere dietro dalla gente che lo guarda piuttosto che comportarsi come si comportano tutti gli altri: a dare fiducia alla terra arata sono capaci tutti. È (af)fidarsi dell’asfalto, delle spine ciò che farà di lui un seminatore di cui il mondo intero parlerà. Non tanto per parlare, ma per concludere che se tu non metti tutti nelle medesime condizioni di partenza, il risultato finale sarà falsato. “Tu semina – sembra ispirare il Cristo mentre fa lezione d’agricoltura –, poi lascia che sia la terra a decidere che fare: se essere avara, se farci spazio, se fregarlo accogliendolo poi facendolo morire. Tu, intanto, semina!” Non male come prospettiva: che nessuno dica ch’è nato sotto una cattiva stella, che a lui non è stata data un’opportunità, che il destino con lui è stato uno spilorcio.

Alla fine è sempre all’improvviso: “Chi ha orecchie per ascoltare ascolti” è la sua ammonizione. Perché gettare semi nell’asfalto, perché seminare semi tra i rovi: perché dare perle ai porci correndo il rischio che si credano ostriche? Una ragione c’è: Cristo, seppur uomo, non ragiona come ragionano gli uomini. Lui sa bene che, perché nessuno dica niente, deve trattare tutti nello stesso modo: se all’asfalto non gli verrà data fiducia come alla terra buona, l’asfalto potrà sempre dire d’essere stato maltrattato: “Io non ho avuto nessuna occasione!”. Se invece anche all’asfalto viene data un’occasione, le cose potranno essere due: che non la sappia cogliere – “Vennero gli uccelli e la mangiarono” (cfr Mt 13,1-23) oppure che, con una bella botta di sorpresa, permetta che nascano dei fiori tra l’asfalto. Se non saprà coglierla, si mangerà le unghie, dovrà tacere.

C’è una cosa più triste di non aver mai avuto un’occasione: quella di avercela avuta e non averla saputa cogliere. Nel secondo caso, la soluzione la sappiamo già: è più ghiotta, come fotografia, quella di un girasole sbocciato tra l’asfalto di cento girasoli fatti crescere dentro la serra. Qualcuno, però vedendolo gettare semi di girasole sull’asfalto, rideva.

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