Il governo Meloni aveva dichiarato che sulla base di alcune proposte già avanzate da componenti interne all’esecutivo, sarebbe stato possibile inserire la legge strutturale sulle pensioni già da quest’anno ma, la condizione economica dello Stato, in una situazione di incertezze economica globale, ha reso necessario posticipare la legge sulle pensioni al 2024.
Riforma pensioni 2023: a quando la legge strutturale?
Dunque tutti coloro che si aspettavano una riforma pensioni 2023 introdotta prima nel documento di Economia e finanza e poi nella nota di aggiornamento prevista per settembre 2023, dovranno attendere ancora un po’. Quello che è certo e che nel mese di luglio lo Stato ha dovuto affrontare anche i ricalcoli dovuti all’inflazione sostenuta nel 2022 che ha comportato un incremento della spesa pubblica superiore ai 10 miliardi. Per questo motivo sono previsti conguagli per il mese di luglio per tutti quei pensionati che hanno presentato la dichiarazione dei redditi del mese di giugno. Oltre ai calcoli ci sarà dunque il rimborso IRPEF al 19% direttamente accreditato nella pensione di agosto.
Ma come funzioneranno i conguagli? Coloro che sono accredito d’imposta avranno un cedolino pensione più sostanzioso, i tempi di pagamento dei conguagli invece dipenderanno dalla data di presentazione della dichiarazione dei redditi.
Riforma pensioni 2023: nessuna legge in una situsazione d’incertezza
Sarà possibile visualizzare conguagli anche tramite il portale INPS che consente a tutti i contribuenti e iscritti all’Istituto Nazionale Previdenza Sociale, di visionare la propria posizione direttamente nella propria area personale del portale dell’ente pubblico. Dunque pagamenti saranno resi visibili online attraverso il portale web dell’Istituto.
Non si tratta di spese che lo Stato dovrà sostenere soltanto quest’anno, infatti l’inflazione che si aspettava diminuisse nel 2023, prosegue la sua corsa verso l’alto e, sulla base delle ultime proiezioni della BCE, questa potrebbe diminuire gradualmente a partire dalla fine del 2023 fino al 2025. Questo però potrebbe rallentare la ripresa economica del nostro paese e impedire al governo di studiare una riforma pensioni 2023 che sia utile per tutti e per tutte le categorie sociali.
Ma stando così le condizioni sembra ben chiaro che già da tempo il governo Meloni ha dovuto far prevalere la prudenza per non usare troppo in una condizione di incertezza come quella che stiamo vivendo. Anche l’anno prossimo dunque lo Stato avrà la possibilità di effettuare un ricalcolo delle pensioni e, se il conflitto in Ucraina dovesse continuare, influendo negativamente sull’inflazione globale, sarà molto difficile sperare in una ripresa.