LE PROBABILI MOSSE SULLA FLESSIBILITÀ
Prosegue il confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni e, come ricorda Elia Acciai in un articolo pubblicato su lavoce.info, a luglio, oltre al tavolo tecnico dedicato al futuro previdenziale dei giovani, si parlerà di flessibilità in uscita. Secondo l’autore, “per quanto riguarda i giovani non è possibile ignorare l’enorme squilibrio generazionale, con un futuro previdenziale più incerto che mai a causa della discontinuità delle carriere e dei salari bassi. Il tema della flessibilità, invece, verrà affrontato proponendo molto probabilmente una deroga a Quota 103 con le attuali regole. A settembre, sarà il turno di ‘Opzione donna’. La misura, tuttavia, ha già il destino segnato e se sarà riproposta, lo sarà probabilmente a condizioni ancora più restrittive. Le decisioni prese dal governo evidenziano come, in Italia, la questione delle pensioni sia un terreno sempre in evoluzione: negli ultimi anni ci si è concentrati principalmente sulla generazione di entrate finanziarie, senza riuscire a riformulare in modo efficace l’intero quadro del sistema pensionistico”.
LA NADEF DI SETTEMBRE DECISIVA PER LA RIFORMA PENSIONI
Sarà decisiva la Nota di aggiornamento al Def – la cosiddetta Nadef – in settembre per capire come sarà e quante risorse avrà la riforma pensioni 2023-2024: mentre è slittato al 26 luglio prossimo il nuovo tavolo tecnico tra sindacati e Osservatorio sul monitoraggio della spesa previdenziale, eccolo quanto ricostruito oggi sul “Sole 24 ore” per la prossima Manovra si iniziano a stendere i primi calcoli effettivi.
Una Finanziaria da almeno 12-15 miliardi per i soli capitoli lavoro e pensioni: sul fronte della riforma non sarà ancora l’ora di cancellare del tutto la legge Fornero con la Quota 41 ma dovrebbero comunque apparire diverse novità che prepareranno il “terreno” alla riforma più ampia nel 2024-2025. Dall’Ape sociale rinnovata alla proroga della Quota 103, fino alla stabilizzazione dell’Opzione Donna e interventi su pensioni di garanzia per i giovani: importante sarà però la Nadef da presentare entro fine settembre – al termine degli ultimi tavoli tra Governo e sindacati – per capire quanto peserà sulle risorse dello Stato il rinnovo della riforma pensioni. (agg. di Niccolò Magnani)
RINVIATO IL CONFRONTO GOVERNO-SINDACATI
Il tavolo tecnico tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni previsto per oggi, con a tema la flessibilità in uscita e gli esodi, è stato rinviato al 26 luglio. La Cgil, come riporta Ansa, tramite la Segretaria confederale Lara Ghiglione, chiede però all’Esecutivo un cambiamento nella modalità del confronto. “Chiediamo la presenza della ministra Calderone, Vogliamo risposte politiche, vogliamo sapere quante risorse si mettono su questo capitolo. Deve cambiare la modalità del confronto”, sono le parole usate dalla sindacalista. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, al netto dei costi per la rivalutazione delle pensioni, nella prossima Legge di bilancio potrebbero essere destinati alle misure di riforma delle pensioni 1-1,5 miliardi di euro. Risorse che dovrebbero servirebbe a prorogare Quota 103 e Ape sociale “con alcuni ritocchi, accompagnate dai ‘miglioramenti’ per i lavoratori impegnati in attività gravose e usuranti, da un restyling dell’attuale versione di Opzione donna, e da incentivi e agevolazioni per rendere più appetibile, soprattutto ai giovani, l’accesso alla previdenza integrativa”.
LE PAROLE DI MAGNI (AVS)
Tino Magni evidenzia che “l’inflazione cala nel mese di giugno, ma i prezzi dei prodotti alimentari non lavorati aumenta di quasi un punto percentuale. Non un dettaglio di poco conto per chi va a fare la spesa. Che le cose stiano andando meglio per le famiglie italiane è solo un’illusione ottica perché il calo dell’inflazione procede a un ritmo insufficiente”. Il Senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra, come riporta Adnkronos, spiega che “i prodotti a largo consumo, come per esempio zucchero, riso, latte, uova, hanno dei rincari significativi e gravano pesantemente sul potere di acquisto delle famiglie, soprattutto di quelle che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. E ai poveri il governo Meloni regala un euro al giorno con la social card”. Magni aggiunge anche che “il rialzo costoso della vita ha una seria ripercussione sulla crescita economica del Paese, ma soprattutto non è più sostenibile per le fasce più deboli della popolazione, mentre il Governo Meloni continua a non intervenire su salari e pensioni, dimenticandosi dei poveri”.
RIFORMA PENSIONI, LA SANATORIA INPS PER OPZIONE DONNA
Mentre non è ancora chiaro se e come verrà modificata Opzione donna dopo la stretta inserita nell’ultima Legge di bilancio, “arriva la sanatoria Inps per le domande relative alle uscite del 2021. È lo stesso Istituto previdenziale a fornire indicazioni relative alla possibilità di uscire con la pensione anticipata operando con il riscatto agevolato a percentuale che, pertanto, trova applicazione alle istanze presentate dalle lavoratrici anche dopo il 31 dicembre 2021”. Il Sole 24 Ore spiega infatti che “l’Inps ha fornito chiarimenti nel messaggio numero 2547 del 2023, ammettendo al riesame le istanze che erano state respinte. Il tutto, dunque, si basa su una sanatoria e sul riscatto agevolato cosiddetto ‘a percentuale’, che considera il minimale applicato agli artigiani e commercianti che, due anni fa, era pari a 15.953 euro”.
LE INDICAZIONI SUL MINIMALE
A proposito del minimale, in passato l’Inps aveva chiarito “che il riscatto si poteva fruire anche per i periodi antecedenti al 1° gennaio 1996 in due situazioni. La prima riguardava il riscatto ottenuto passando al sistema contributivo, ovvero al metodo di calcolo della pensione basato esclusivamente sul montante dei contributi versati a partire dal 1° gennaio 1996. La seconda condizione riguardava proprio la richiesta della pensione con opzione donna. In particolare dal 2012, secondo le spiegazioni fornite dall’Inps, l’opzione del contributivo per i periodi fino al 31 dicembre 1995, non consentiva di accedere alla pensione con i requisiti che non siano quelli ordinari. Pertanto, nemmeno con Ppzione donna. Si trattava di una sanatoria parziale predisposta dall’Inps a favore di coloro che, nell’incertezza normativa, avevano prodotto la domanda di riscatto agevolato pagando anche solo parzialmente il relativo onere economico”.
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