LA TESI DI PERONACI: “IOR E SOLIDARNOSC DIETRO LA SCOMPARSA DI EMANUELA ORLANDI”
Mentre il Vaticano ha ribadito ancora una volta la piena disponibilità nel condurre tutte le indagini possibili sul caso di Emanuela Orlandi non tralasciando alcuna ipotesi, il giornalista-investigatore Fabrizio Peronaci nell’odierna intervista al “Quotidiano Nazionale” tende ad escludere la “pista familiare” emersa negli scorsi giorni con le informazioni contenute in alcuni documenti riservati sullo zio di Emanuela (Mario Meneguzzi, ndr). Piuttosto sono le piste internazionali (dallo Ior a Solidarnosc fino ai servizi segreti) quelle da tenere sotto osservazione, per il cronista e saggista di diversi volumi sul mistero Orlandi.
«Guardare al primo tempo della scomparsa della ragazza. La soluzione del caso Orlandi è in una molteplicità di moventi, un ricatto su più livelli, si può capire solo partendo fin dall’inizio dell’83, quando ci furono evidenze che ci portavano a ritenere che la pista internazionale e quella economica legata allo Ior si intrecciassero», sottolinea Peronaci al QN. Se vi fosse una pista “sessuale” dietro la sparizione, rileva il giornalista, «non si spiegherebbe perché anche altre ragazze vaticane, figlie di personaggi più in alto del padre di Emanuela, fossero entrate nel mirino con pedinamenti. Poi non si capirebbe perchè c’era un allarme già dei servizi segreti francesi nell’81 su possibili rapimenti. Ci fu un’azione premeditata che si spiega nel legame con l’attentato a papa Wojtyla di quell’anno». Peronaci lo chiama “Ganglio”, ovvero un «agglomerato di soggetti dei servizi segreti deviati, massoni, pezzi di ambienti ecclesiastici e ambienti criminali» che sarebbero alla base del rapimento di Emanuela.
LA FAMIGLIA DELLO ZIO DI EMANUELA ORLANDI: “INSINUAZIONI FALSE E GRAVI SU MARIO”
Il nuovo elemento che suffraga la (sua) tesi Peronaci lo inquadra nelle ultime polemiche sullo zio di Emanuela Orlandi: «Fu lui ad assumere il ruolo di portavoce della famiglia e a far sostituire l’avvocato che avevano preso gli Orlandi con un altro, l’avvocato Egidio, pagato dal Sisde. Perché un avvocato del Sisde quando ad esempio la famiglia di Mirella Gregori aveva un suo avvocato pagato faticosamente di tasca propria? Una complicazione che ci dice che lo zio fosse ricattabile e ci dà conferma di quanto fosse premeditata e sottile l’operazione che ha coinvolto Emanuela».
Un ulteriore riscontro, rileva ancora Peronaci, riguarda l’atto di emigrazione della ragazza che prima era cittadina italiana: è del marzo 1983, ovvero solo tre mesi prima della scomparsa. Per il giornalista-detective, «nessuno ci ha raccontato questo cambio di cittadinanza evidentemente funzionale al fatto che da cittadina vaticana il Papa se ne sentisse coinvolto, e infatti il Papa rivolge una serie di appelli per la liberazione». Ancora, conclude Peronaci: «la ragazza si allontana il 22 giugno e c’è la famosa telefonata a casa in cui dice che le era stato offerto un lavoro strapagato per la Avon. È chiaro che riferiva parole in codice. Avon è l’anagramma di una fondazione pontificia, la Nova, che si occupava delle finanze vaticane e dei soldi girati a Solidarnosc. Si voleva dire, basta con tutti questi soldi in Polonia perché non sono tutti puliti».
Nel frattempo sono i familiari di Mario Meneguzzi ad intervenire in sua difesa, come già dichiarato anche dal fratello di Emanuela, Pietro Orlandi: «una vita specchiata con una forte impronta religiosa, sia in ambito familiare che lavorativo», sottolineano i familiari all’ANSA dopo le notizie emerse negli scorsi giorni che insinuavano oltre al coinvolgimento nel rapimento di Emanuela anche delle presunte molestie alla nipote Natalina Orlandi (sorella della ragazza sparita nel nulla a Roma il 22 giugno 1983 a soli 15 anni). «Insinuazioni false, infondate e di portata diffamatoria», tanto da avere mandato al loro legale «di prendere in esame quanto diffuso, al fine di verificare eventuali profili di illecito per offesa alla memoria di Mario e di agire di conseguenza per la tutela della sua immagine». A parlare sono Lucia Orlandi, moglie di Meneguzzi (morto nel 2009) e i figli Giorgio e Monica, rompendo il silenzio dopo quanto emerso negli ultimi giorni.