È da pochi giorni stata introdotta dal Governo la nuova social card denominata “Dedicata a te”, uno strumento elaborato per rispondere alle difficoltà che stanno attraversando le famiglie in questo periodo economico, soprattutto a causa dell’inflazione. Prima di analizzare brevemente la misura è necessario ricordare il quadro economico in cui ci si sta muovendo, oltreché ricordare le emergenze (ormai di lungo periodo) legate alla guerra in Ucraina e alla crisi migratoria che, pur non essendo strettamente legate alla card in questione, impegnano il Governo e il Parlamento in termini di tempo e di risorse stanziate (e quindi, anche, di indebitamento).
Gli ultimi dati Istat per il mese di giugno mostrano un rallentamento dell’inflazione, che si attesta al 6,4% su base annua; al di là delle decisioni della Banca centrale europea e a un probabile ulteriore aumento dei tassi d’interesse, che avranno ripercussioni su tutta l’Eurozona, questo rallentamento, su cui incide fortemente la componente dei beni energetici non regolamentati (passata dal +20,3% al +8,4%), è un dato positivo. Va ricordato poi che la crescita tendenziale dei prezzi del “carrello della spesa” è pari al +10,5%. Quest’ultimo dato chiarisce il perché della social card. Si tratta infatti di una carta grazie alla quale lo Stato aiuta i cittadini nell’acquisto di beni di prima necessità: la platea individuata è di circa 1,3 milioni di cittadini a cui saranno destinati 382,5 euro (circa una spesa gratis mensile, a detta del ministro dell’Agricoltura), cui va aggiunto uno sconto sui beni acquistabili pari al 15% per i punti vendita aderenti, alzando potenzialmente il potere d’acquisto a circa 440 euro.
Per accedere all’aiuto sociale è semplicemente necessario essere iscritti all’anagrafe della popolazione residente e avere un Isee sotto i 15mila euro, oltre che far parte di un nucleo familiare di almeno 3 persone. Non sarà necessario fare domanda, al contrario saranno i comuni di residenza a individuare e contattare i beneficiari, che avranno tempo fino a settembre per utilizzare il sussidio, che rimane non cumulabile con altre forme di aiuti sociali (come ad esempio il Reddito di cittadinanza); attualmente è previsto un solo contributo pari alla cifra citata, il quale deve essere utilizzato per la prima volta (tutto o in parte) entro il 15 settembre, pena la non fruibilità della misura.
È una misura sufficiente? Non nel lungo termine, non è stata studiata per questo; presenta dei difetti ma anche dei lati positivi e risponde nell’immediato a un bisogno concreto: rimane un contributo economico non indifferente. Partendo dai pregi sembra che ci sia una volontà politica di promuovere una certa idea di politiche familiari (basti pensare all’ampliamento dei fringe benefit per chi ha figli e alla proposta Giorgetti sul quoziente familiare, per ora rimasta tale), che però rimane lontana da politiche più strutturate. Sono piccoli passi, ma in questo senso serve una vera e propria rivoluzione (fisco, welfare e mercato del lavoro sono solo alcuni degli ambiti da citare). Uno dei difetti è che, se è previsto che queste misure vadano alle famiglie con figli, non c’è una vera e propria distinzione nel numero di membri dei nuclei familiari: che siano tre membri o sei, il contributo rimane il medesimo. Va altresì detto che nelle Faq pubblicate dal ministero si specifica che «hanno priorità in graduatoria i nuclei con componenti nati tra il 2023 e il 2009, in ordine di precedenza per i nuclei con componenti più piccoli». Non avendo risorse a disposizione per una platea più ampia (pena ridurre sensibilmente l’aiuto erogato, vanificandone di fatto l’utilità) non vengono comprese alcune categorie, tra le quali i single con figli, che al momento rimangono infatti fuori dalla misura, per i quali però rimangono disponibili, come per le altre categorie, tutte le altre forme di sostegno idonee.
Il fatto che questa misura sia, nei fatti, un una tantum la rende poco più che una boccata d’ossigeno per le tasche delle famiglie con figli, sicuramente apprezzata. Tuttavia, è un’entrata in più che non aiuta in modo strutturale le famiglie ad affrontare il problema del caro spesa, ma d’altra parte è invece da lodare il fatto che, prediligendo come strumento la card, non si procede con un’erogazione di fondi “a pioggia”, dove il consumo è lasciato alla libertà del singolo, piuttosto si vincolano tali fondi all’acquisto dei beni cui sono destinati.
L’idea dietro questa misura è quella di un’attenzione nell’immediato verso una fascia sprovvista di altri sostegni e che abbia a carico dei figli. La strada per la creazione di politiche familiari serie e strutturate è ancora lunga e questa misura temporanea è certamente insoddisfacente nel lungo periodo, tuttavia qualsiasi passo in questa direzione è benvenuto.
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