Il giornalista che Fabrizio Corona ha coinvolto quando un politico ha cercato di vendergli i file sull’arresto di Matteo Messina Denaro, sottratti da un carabiniere dai pc dei colleghi di Castelvetrano, è Moreno Pisto di MOW che ha svelato alcuni retroscena in merito al caso. Una volta recuperato il materiale, e in accordo con il legale di Fabrizio Corona, oltre che sotto consiglio di un collega esperto di giudiziaria, Pisto ha deciso di portare tutto in questura. Tutto è cominciato dopo la chiusura anticipata del programma “Non è l’Arena” di Massimo Giletti. Stando alla ricostruzione del direttore, il consigliere comunale Giorgio Randazzo di Mazara del Vallo ha contattato Fabrizio Corona dicendogli di essere in possesso di file molto importanti, mai usciti prima.
Gli ha parlato dell’agenda di Matteo Messina Denaro e di altri documenti esclusivi. Pisto e Corona hanno preso contatti col politico, il quale rivela che i file arrivano da “amici del Ros” e che c’era bisogno di un “contributo per la notizia”. Alla fine, hanno fissato un appuntamento con Randazzo a Milano, presso gli uffici dell’Atena, filmato con una telecamera nascosta. I documenti tra l’altro sono stati poi copiati tramite un software. Tra i file, comunque, c’è un’agenda con appunti, nomi e numeri di aziende, hotel e persone. “Alcune di queste di caratura notevole: la cosiddetta borghesia siciliana che avrebbe coperto la latitanza di Messina Denaro“, scrive Moreno Pisto su MOW.
MORENO PISTO “HO DENUNCIATO TUTTO…”
I contatti col consigliere Randazzo sono continuati dopo l’incontro negli uffici di Fabrizio Corona. Peraltro, il politico è stato molto insistente riguardo l’offerta che si aspettava. “Io con varie scuse prendo tempo, mi faccio vedere ancora interessato e poi ritratto. Corona se ne chiama fuori, la questione è troppo delicata e lui non è in una condizione per poter rischiare di finire ancora, per l’ennesima volta, nei casini“, scrive Moreno Pisto su MOW. Il direttore, peraltro, ha studiato il materiale, scoprendo che quell’agenda in realtà sarebbe del vero Andrea Bonafede. “La mia impressione è che Bonafede e Messina Denaro si muovessero davvero come una persona sola, però, di fatto, spacciarla per agenda di Matteo Messina Denaro avrebbe fatto scalpore, la notizia sarebbe stata ripresa da qualsiasi media, ma sarebbe stata una forzatura. Le altre notizie contenute nei vari file erano interessanti ma non incredibili“, prosegue Pisto.
Il giornalista si è, quindi, confrontato con alcuni legali, tra cui l’avvocato di Fabrizio Corona, e poi con un collega di cronaca giudiziaria, Giacomo Amadori di La Verità. “Tutti mi confermano che pubblicare questa notizia sarebbe stato un problema e che pagarla mi avrebbe fatto partecipare a un reato. La scelta migliore? Denunciare il tutto. È Amadori che mi mette in contatto con la Procura di Palermo che mi fa contattare dalla Squadra Mobile“.
“FABRIZIO CORONA NON HA PROVATO A VENDERMI MATERIALE”
Il racconto di Moreno Pisto prosegue con la consegna del materiale negli uffici della polizia di Milano. Nessuno dopo il 25 maggio ha contattato Fabrizio Corona, anche se il giornalista lo ha citato e ha chiarito la posizione. “E poi arriviamo a questa notte: alle tre Corona mi chiama, ci sono una decina di agenti a casa sua, gli sequestrano il cellulare, è indagato per tentata ricettazione. Poi vanno nei suoi uffici. E, da quello che sento, collegato al telefono con lui, capisco che sta collaborando, gli mette a disposizione i materiali che possono servire all’indagine. Poi, alle otto, cominciano a uscire le prime notizie“.
Il direttore di MOW ha, quindi, scoperto che Fabrizio Corona era già intercettato e che se avesse pubblicato la notizia avrebbe rischiato guai peggiori. “Senza aver fatto la denuncia probabilmente attraverso le intercettazioni a Fabrizio Corona il mio e il suo ruolo avrebbero avuto delle conseguenze diverse“. Per quanto riguarda l’indagine nei confronti dell’ex re dei paparazzi, ritiene che “sia un atto dovuto, per la sua storia e per verificare che tutto sia andato esattamente così, ma, ripeto e lo dico a onor del vero, mai Corona ha provato vendermi del materiale, anzi. Fin dal primio minuto, Corona si è reso conto che l’acquisto del materiale non era possibile“.