La situazione delle relazioni internazionali non cessa di presentare elementi di forti conferme della fragilità del sistema di relazioni di potenza tra le nazioni: tutto dominato, il mondo, dai frattali che la guerra di aggressione russa all’Ucraina scatena con sempre più forza. Gli Usa, dal canto loro, danno segni inequivocabili della strategia internazionale che perseguono ormai con nettezza, anche se senza dichiarazioni di sorta, in un gioco di specchi con deformazioni della realtà da cui pochi sanno sottrarsi.
Il disegno è chiaro ed è quello di una riattualizzazione dell’unipolarismo su cui il Maestro David Calleo ha scritto, anni or sono, pagine indimenticabili nel suo Follies of Power: America’s Unipolar Fantasy. Dalla prima edizione per Cambridge University Press nel 2009 sono passati anni cruciali, ma il suo libro è sempre essenziale per dimostrare come all’indebolimento del potere internazionale Usa abbia corrisposto non il tanto conclamato multilateralismo, ma solo una sua ideologia liberale che non rispecchia la realtà della posizione di comando assunta unilateralmente dagli stessi Usa, e non solo nel Vecchio continente.
La Brexit altro non era, del resto, che un affrettato riposizionamento dell’anglosfera, che lasciava al Regno Unito mano libera in politica estera, grazie al suo potenziale nucleare che così rafforzava e rafforza la Nato in funzione anti-francese e anti-tedesca: mentre l’Ue si indebolisce, aumenta il grado di influenza Usa, sia sull’Ue, sia sulle nazioni che ne fanno parte.
Naturalmente il baricentro europeo-continentale di questo spostamento di potenza è in Polonia e nel plesso scandinavo-baltico che ritorna di attualità in funzione anti-russa, come era già nel Settecento e come continuò a essere per altri due secoli (e non a caso anche allora il ruolo britannico era decisivo). Il motivo? Semplice, ma nascosto: dettare le regole anche di un cambio di passo con la Cina. Ieri la Yellen e oggi Kissinger sono i portatori di questo messaggio chiarissimo, diretto in primis alla Germania: con la Cina trattiamo solo noi e nessun altro.
I vertici dell’Ue pare non siano affatto consapevoli di questo gioco di dislocamento della potenza mondiale. L’esempio preclaro di questa deficienza analitica è venuto dal recente summit tra Ue e nazioni sudamericane raccolte nella Celac. La von der Leyen aveva preparato il summit visitando Cile, Argentina e Messico: l’obbiettivo? Contrastare la presenza cinese nell’area, sempre più imponente. Ma, allo stesso tempo, la stessa tecno-cuspide Ue richiede alle nazioni del Mercosur di condannare la Russia platealmente. L’Ue avrebbe, invece, potuto seguire ben altra linea di condotta, con vantaggi per tutta l’economia mondiale e per lo stesso lavorio diplomatico, sempre più necessario per far terminare una guerra che rischia di essere o infinita o contrassegnata da una vittoria russa per logoramento dell’avversario. Avversario che sarà così invaso e mortificato, trascinando in una crisi irreversibile tutta la situazione europea, con la stessa Nato profondamente delegittimata.
Come si fa a non comprendere che molte nazioni sudamericane, in primis il Cile di Boric e il Brasile di Lula, potrebbero intravedere in un’alleanza con Bruxelles una sorta di non-allineamento diplomatico tra Washington e Pechino? La richiesta tecno-Ue di una dichiarazione conclusiva tra Ue e Celac di completo allineamento con le posizioni più intransigenti in merito al conflitto ucraino-russo hanno invece compromesso l’accordo con il Mercosur e disvelato la debolezza della politica estera dell’Ue, ormai dominata dalla Nato e quindi dalla nuova versione dell’unipolarismo Usa.
Si è assistito a episodi indimenticabili, tragici, ma anche umoristici: i due co-presidenti della riunione del summit, Charles Michel al vertice del Consiglio europeo e il suo omologo pro-tempore della Celac, Ralph Gonsalves, delle Isole Saint Vincent e Grenadine, hanno dovuto rinunciare a inaugurare le sessioni del summit. Ciò nonostante immediatamente la tensione diplomatica è salita. E questo perché già in giugno il vertice sudamericano dichiarava impresentabile la bozza di dichiarazione congiunta per il summit redatta dalla diplomazia Ue, in cui si condannava la Russia per la guerra in Ucraina. Del resto l’agnizione mediatica di Volodymyr Zelensky non aveva potuto manifestarsi per le proteste dei leader latinoamericani: gli stessi che in occasione della riunione hanno richiesto all’Europa un risarcimento per l’occupazione coloniale subita (!). Una vera e propria catastrofe diplomatica.
Nel mentre sono sempre più insistenti i sussurri e le grida che narrano confusamente dell’accordo via via sempre più vicino tra le faglie dell’establishment Usa che fanno intravedere una proposta di risoluzione del conflitto imperialistico sulle orme del sentiero… coreano: un 38° parallelo e un non riconoscimento di una situazione di fatto, quale quella che seguì alla guerra di Corea, quando gli invasi territori a nord della Corea si trasformarono…nella Corea del Nord, con la Corea del Sud che ancor oggi ci richiama a come diverse e complesse siano le vie della ricerca della sconfitta della guerra nucleare e quanto infinite siano, appunto, le vie della diplomazia.
Non a caso Kissinger si è recato in Cina, dove ha incontrato il ministro della Difesa cinese< Li Shangfu e Wang Yi, ex ministro degli Esteri, a inizio anno promosso capo della diplomazia del Partito comunista mentre, invece, il ministro degli Esteri cinese Qin Gang pare sia scomparso dalla vista dei più.
Insomma, tutto è in movimento e le antiche teorie realistiche delle relazioni internazionali si confermano le uniche in grado di ricercare la pace invece della guerra. È necessario, però, per percorrerle, quelle vie della pace, possedere una struttura mentale non dominata da fantasmi e da deliri di potenza… tecnocratici, deliri multilateralisti solo di nome e paurosamente dilettantistici di fatto.
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