Banca d’Italia punta a ridurre le emissioni di Co2. È per questo motivo che sta studiando un modo per riciclare le banconote logore in frammenti, ad esempio, nei materiali per l’edilizia. L’obiettivo è stato rivelato, come riportato da Il Sole 24 Ore, nel rapporto ambientale annuale dell’istituto. Non è, tuttavia, la prima volta che viene attuato un progetto di questo genere.
È emerso dal rapporto infatti che nel 2022 le emissioni totali di gas serra della Banca d’Italia si sono ridotte del 2% rispetto all’anno precedente e sono arrivate al 22% in meno rispetto al 2019, ovvero l’ultimo anno prima della pandemia di Covid. Le principali cause di produzione di sostanze inquinanti sono l’energia e la gestione degli edifici (44%) e la mobilità (spostamenti casa-lavoro e viaggi di lavoro: 31%). È per questo motivo che ormai da diversi anni l’istituto ha cercato di affidarsi sempre di più a energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili e ha abbandonato l’utilizzo della plastica. I risultati sono evidenti. Una ricerca indipendente rivela infatti che Palazzo Koch è la seconda banca centrale più green dei paesi del G20.
Banconote logore riciclate nell’edilizia: lo studio green della Banca d’Italia
Il rapporto di Banca d’Italia ha messo in evidenza che, nonostante i numerosi sforzi dell’istituto per essere eco-sostenibile, alcune emissioni sono aumentate. È stato registrato ad esempio un aumento del 10% per quelle connesse agli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti in relazione al progressivo abbandono dello smart working incentivano durante la fase pandemica. Un incremento inoltre è stato notato per quel che concerne il ciclo di vita delle banconote, dovuto al maggior quantitativo di materie prime acquistate per far fronte al più alto numero di pezzi prodotti (807 milioni nel 2022 a fronte di 663 milioni nel 2021).
È per questo motivo che l’istituto ha allo studio un metodo per riciclare le banconote logore. A partire dall’inizio di quest’anno tutti i rifiuti costituiti da frammenti di cartamoneta sono stati inviati a impianti di termovalorizzazione, in linea con le decisioni dell’Eurosistema. Ciò però non soddisfa appieno l’ente, che vorrebbe dare loro una nuova vita, ad esempio nell’edilizia.