Il Giornale, che nella giornata di ieri era tornato sulla vicenda dei visti falsi rilasciati in Pakistan dalla Farnesina, ha individuato un nuovo traffico di documenti illegali, che questa volta riguarderebbe lo Sri Lanka. Vi sarebbe, infatti, uno scambio di lettere tra un dirigente e la stessa Farnesina, che già nel 2022 cercò di denunciare il consolidato sistema di contraffazione dei documenti, ma che non venne ascoltato.
Lo scopo dei visti in Sri Lanka sarebbe lo stesso del Pakistan, ovvero consentire l’accesso in Italia a migliaia di persone di fatto irregolari, con annessi scambi economici a favore dei funzionari coinvolti. Secondo quanto spiegava la fonte del Giornale, nel solo 2018 da Colombo sarebbero partiti “almeno 130 mila” irregolari, grazie a visti turistici contraffatti. Una questione sulla quale si erano espresse anche le Nazioni Unite, secondo le quali “il 19% dei passaporti prodotti dall’ambasciata di Colombo nello Sri Lanka e sottoposti a controllo sono risultati falsi”. A conti fatti, ora, il Viminale rischia “di dover firmare migliaia di decreti di concessione della cittadinanza italiana ad altrettanti cingalesi a causa di documenti falsi”.
Gli altri scandali dell’Ambasciata italiana nello Sri Lanka
Secondo quanto ha evidenziato ancora il Giornale, oltre alla questione dei visti falsi rilasciati dall’Ambasciata italiana a Colombo, nello Sri Lanka, che costavano tra i 250 e i 500 euro a persona, vi sarebbero numerosi altri scandali. In particolare, nel 2018 sarebbero spariti misteriosamente 53 mila euro, senza che sia mai stato individuato un colpevole o dei responsabili. Non solo, perché una dipendente sarebbe anche finita (di nuovo misteriosamente) in coma, dopo un litigio con alcuni funzionari.
Ma ancora, nell’Ambasciata dello Sri Lanka alcuni dei visti sarebbero stati rilasciati a sedicenti studenti universitari per un ateneo siciliano, ma che non avevano conseguito neppure il diploma. Altri ancora sarebbero stati rilasciati con motivi lavorativi, per aziende che però erano chiuse da anni, con la supposizione che siano legati ad un qualche giro di tangenti dal valore di circa 8mila euro a visto rilasciato. Infine, in quell’ambasciata dello Sri Lanka chi provava ad evidenziare le criticità (ancora una volta, misteriosamente?) finiva sempre per essere minacciato, fino alle ritorsioni vere e proprie.