Il 2022 è stato un anno di ordinaria resilienza per le Fondazioni italiane di origine bancaria. Il consuntivo appena pubblicato dall’Acri per l’ottantina di Enti attivi da più di un trentennio sui territori racconta di un patrimonio aggregato in tenuta (40,6 miliardi di euro), ma di una redditività in netta diminuzione rispetto all’anno precedente (dal 5,7% al 3,5%). L’avanzo complessivo di esercizio è quindi sceso sotto il miliardo (906,6 milioni di euro -46,4%). L’attività erogativa – a sostegno della mission istituzionale – non ne ha però risentito, salendo anzi a quota 962,2 milioni (+5,3%) e all’interno è rimasta importante la porzione destinate al welfare sussidiario (332,3 milioni di euro, 34% del totale).
Se dunque i postumi della recessione-Covid e il deflagrare della crisi geopolitica hanno colpito il conto economico delle Fondazioni, negli stati patrimoniali era stato accumulato “fieno” ancora sufficiente a sostenere i piani poliennali che ormai caratterizzano lo strumento d’intervento evoluto della maggior parte delle Fondazioni. Le quali, peraltro, da tempo hanno avviato una riflessione sul loro futuro: come enti dotati di autonomia riconosciuta dalla Corte Costituzionale, ma anche come sistema, oggi sotto la guida di Francesco Profumo, presidente della Compagnia San Paolo, la maggiore della comunità.
Ed è stato Profumo a delineare la stella polare di un non facile passaggio strategico: certamente all’ombra del Pnrr (nel cui orizzonte l’Acri ha inserito il robusto piano “Repubblica digitale” per accompagnare una delle grandi “transizioni” anzitutto civili che l’Azienda-Italia sta affrontando). Ma la vocazione originaria – la sussidiarietà ai territori – resta forte laddove Profumo non ha fatto mistero che “la strategia delle Fondazioni si basa su un costante dialogo con i territori, al quale fa seguito l’individuazione delle misure più efficaci per accompagnare Istituzioni e Terzo settore nell’elaborare e implementare risposte tempestive e strategie di lungo periodo per rispondere ai bisogni delle comunità.
L’obiettivo, infatti, è promuovere un progressivo empowerment dei territori, alimentato con una variegata fornitura di risorse economiche e competenze progettuali”. È un quadro nel quale stanno ritrovando una loro dimensione anche le due storiche proiezioni finanziarie degli Enti: le partecipazioni “di presidio” nei grandi gruppi bancari nazionali e la partnership collettiva con il Tesoro nel controllo della Cassa depositi e prestiti.
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