Sergio Bernal, 32enne ballerino spagnolo, considerato il re del flamengo, è stato ospite stamane del programma di Rai Uno, Uno Mattina Estate. “Io sono di Madrid e ho iniziato a ballare fin da piccolo a Madrid. Mia mamma mi ha spinto a ballare ma poi non so come ho fatto realmente a diventare ballerino. Ballo bene l’italiano? Si perchè ho lavorato tanto in Italia, ho un tour che mi porta in giro per questo Paese”.
Sergio Bernal ha parlato dei suoi grandi punti di ferimento come Nureyev e Barysnikov: “Sono delle stelle mondiali di ballo e dell’arte, o anche Barysnikov. Hanno una grande personalità e un’energia pazzesca e credo che questo sia importante per un ballerino: tutti possiamo fare una piroetta ma l’importante è come lo fa”. Ma quanto si allena ogni giorno Sergio Bernal: “Mi alleno per sei ore al giorno fra sbarra, ballo e flamengo”.
SERGIO BERNAL: “IL CORPO CONTA MA SERVE L’IMPEGNO”
“Le mani nel flamengo è come quando dialoghi con il pubblico, dai forma alle parole”, ha proseguito Sergio Bernal. “L’umiltà quanto conta? Moltissimo, prima di tutto sei una persona, se pensi di essere un re non riesci ad entrare in connessione con la gente”.
Su preparazione e talento: “E’ molto importante avere un corpo predisposto per ballare ma lavorare tutto il giorno è importantissimo, la danza è precisione, è fatta di dettagli, ed è la cosa più importante. Bisogna conoscere tutto il palcoscenico, non solo il ballo, anche la gente e il pubblico. Fino a che età si può ballare bene bene? Fino a 45, poi comunque puoi continuare se hai il corpo”. Sulla sua prima volta sul palcoscenico: “Avevo 4 anni, ed era una forma nuova di parlare, quando ho visto poi lo sguardo della gente… Io ho un fratello gemello che non balla ma che gioca. Non mi aspettavo così tanto successo, avevo iniziato solo per divertirmi, mai mi sarei aspettato di arrivare qui”. Poi ha ribadito: “Il ballo mi ha insegnato l’umiltà ma anche il lavorare tutto il giorno per diventare migliore. Ai ragazzi dico di essere se stessi e la gente può capire il tuo linguaggio”.