‘Ecoterrismo‘ ed ‘ecoansia‘. Un binomio che contrappone da un lato il dubbio che dietro l’allarmismo sulla crisi climatica non ci siano studi fondati e dall’altro uno stato d’animo di ansia su quello che il futuro potrebbe riservarci, tra cataclismi e devastazioni causati da un surriscaldamento globale senza pari. Dove sta la verità? Chi ha ragione? Questi interrogativi possono trovare una risposta nell’ascoltare le spiegazioni di chi la fisica, la meteorologia e la geologia la conoscono da vicino. Ma c’è anche un’altra branca collegata a questi ambiti: l‘agrometeorologia. E così il Professor. Luigi Mariani, docente proprio di Agronomia all’università di Brescia ed esperto in agrometeorologia si schiera dalla parte degli esperti che non condividono il terrorismo che si sta alimentando su un’emergenza climatica dichiarata più grave di quella che è in realtà.
Intervistato a La Verità il Prof. Mariani ha spiegato intanto di cosa si occupa l’agrometeorologia, quando meteorologia e climatologia sono applicate all’agricoltura con l’obiettivo di aumentare e stabilizzare in qualità e quantità le produzioni agricole. Nel caso, ad esempio, della vite, dati gli innegabili aumenti di temperatura e le ondate di caldo, poiché sarebbe vulnerabile alle gelate tardive, se si vendemmiasse prima, si eviterebbe la piovosità autunnale che causa muffe. Ci sono pro e contro da valutare e l’agrometeorologia aiuta proprio nel fare ciò.
CRISI CLIMATICA, MARIANI: “C’È VOGLIA DI TERRORIZZARE LA GENTE”
Nel corso dell’intervista il professore ha voluto fare un excursus storico sulle ondate di caldo passate, a testimonianza del fatto che ciò che viene oggi raccontato come un evento di calura anomala in realtà ha avuto precedenti. Mariani ha infatti riportato come il dato più alto di temperatura registrato in Sicilia, pari a 46°, risale al 18 luglio 1973, nel pieno della cosiddetta ‘fase fredda’. “A questo seguono i 45 gradi registrati il 2 luglio 1998, il 25 luglio del 2009 e il 22 luglio 2018. A ciò seguono i 44,6 gradi registrati il 24 luglio 2007 e, finalmente, il 22 luglio 2023. E allora perché terrorizzare?”. Queste le parole del docente.
Lo stesso ha voluto poi anche smorzare il catastrofismo generale lanciato da media ed ecologisti: “dal 2000 in poi catastrofi meteo-climatiche sono stazionarie. Anzi c’è un lieve calo.(…) Nel contempo vediamo un sensibile calo della mortalità. Con il collega fisico Gianluca Alimonti stiamo per pubblicare un lavoro scientifico sulla rivista scientifica internazionale ‘Environmental hazards’. Descriviamo la curiosa assenza di trend positivo nelle catastrofi. L’Undrr (ufficio delle Nazioni Unite che si occupa di catastrofi naturali, cui abbiamo scritto senza mai ottenere risposta) ignora la realtà dei dati. Stila rapporti dove parla invece di aumenti sensibili nelle catastrofi indotti dalla crisi climatica.”
CLIMA, INCENDI E ‘GLOBAL GREENING’
Luigi Mariani ha poi affrontato il tema degli incendi, sempre con dati alla mano. “L’ultimo report Ue degli incendi boschivi è del 2021. Nel decennio 1981-1990 erano 11.000. Nel decennio 2011-2020 5.300. Dimezzati. La superficie passata dal fuoco è addirittura diminuita del 59%. Da 152.000 a 63.500. Tutto questo in un contesto in cui la superficie boschiva è passata da 4,5 milioni di ettari del 1910 agli oltre 11 milioni attuali”. Insomma, stando a questi numeri, anche in questo caso non ci stanno evidentemente raccontando la realtà dei fatti, ingigantendo episodi che, a quanto pare, sarebbero pure diminuiti nel corso degli anni.
Infine l’attenzione è stata posta sul ‘global greening‘, tema affrontato dal Prof. Mariani nel libro ‘Dialoghi sul clima’. Dov’è questo futuro di grave siccità se invece il verde si sta espandendo? Al riguardo l’esperto di agrometeorologia dà una spiegazione. “É il verde che sta aumentando e i deserti arretrano. Con l’aumento della CO2 guarda caso aumenta la vegetazione. Aumenta la varietà e la bellezza della vegetazione dei nostri Appennini, che poi però non sappiamo gestire.” Caso emblematico sarebbe l’alluvione in Romagna. Alla luce di tutto ciò il professore tira una conclusione che va controcorrente: nessuna diminuzione di CO2, considerata la principale responsabile della crisi climatica, ma adattamento ai cicli naturali della Terra. “Non sono per diminuire la CO2. È un formidabile propellente per la resa agricola. Ovviamente ne osservo con una certa apprensione l’incremento che è comunque sintomo di squilibrio. Ma come fai a dire alla Cina che deve emettere meno CO2 e non costruire più centrali a carbone? O come convincere i verdi che dovremmo costruire tante centrali nucleari per produrre energia senza emettere CO2? Adattarsi significa guardare al bicchiere mezzo pieno anziché a quello mezzo vuoto. Utilizziamo per scopi produttivi i boschi e le aree montane e governiamo le acque piovane con i grandi invasi artificiali che spesso nessuno vuole.”